Fioccano le interpretazioni sul percorso politico del presidente della Camera Fini, da tempo ormai intento a un suo personale itinerario. Chi lo vede addirittura intento a preparare il post Berlusconi, chi a flirtare con l'opposizione, chi a costruire rocambolesche trame di terza posizione. Nel dubbio, in tanti lo bombardano preventivamente, senza, neppure per un attimo, sospettare che magari Fini dice le cose che dice perché ha mutato parere e le reputa adesso giuste. Spesso nel "dalli al Fini" si distinguono firme che a lui devono tutto, nell'eterno gioco italiano degli ingrati. Noi avanziamo una diversa interpretazione. Il presidente della Camera, come tanti ragazzi degli anni 70, ha compreso il male dei totalitarismi, imparato il valore del dialogo e, soprattutto dopo l'esperienza europea ai tempi della Costituzione mancata, appreso che l'Italia è solo uno dei paesi del mondo, fra tante potenze e tante culture. Fini è maturato come uomo e come politico e si gode il lusso di dire come la pensa mentre, come legittimo, prepara anche il suo futuro. Da noi però, maturare è caricaturato a tradimento e avere delle idee proprie considerato un insulto feroce da clown e maggiordomi.