A meno di clamorose sorprese, dopodomani uscirà dalle urne un leader della seconda economia mondiale che intende promuovere la nascita di una moneta comune asiatica. Yukio Hatoyama, presidente del Partito democratico e premier in pectore secondo tutti i sondaggi, ha detto che ci vorranno probabilmente più di 10 anni perché sorga l'equivalente asiatico dell'euro. Al tempo stesso, ha indicato che una fusione monetaria ed economica asiatica potrà avvenire prima di una ben più problematica integrazione politica. Il suo pieno appoggio a un'iniziativa destinata a ridimensionare drasticamente il ruolo globale del dollaro è inquadrato nel contesto del percepito declino dell'egemonia americana, esasperata dal fallimento del cosiddetto fondamentalismo di mercato e della globalizzazione made in Usa. La sfida al dollaro, insomma, non pare più una velleità cinese, ma entra nell'agenda politica di Tokyo. Hatoyama sintetizza la sua filosofia politica nel termine "fraternità". Ma, anche per varie altre questioni, è difficile che i rapporti tra i due democratici, a Tokyo e a Washington, diventino più fraterni di quelli tra Koizumi e George W. Bush.