Bisognerà smetterla una volta per tutte di dire che lo stato non c'è sempre e comunque. È un disco incantato che spesso suona nel Mezzogiorno. Invece capita che lo stato ci sia e dimostri la sua presenza. Lunedì sera a Reggio Calabria è stato arrestato il boss della 'ndrangheta Giovanni Tegano, numero trenta nella classifica dei ricercati più pericolosi e personaggio cardine della malavita organizzata. Ieri mattina all'uscita della questura un centinaio di reggini lo hanno salutato con fragorosi applausi. Società incivile, sintomo di un malessere profondo e di una cultura della legalità del tutto assente. Sbaglia chi minimizza e sostiene che la maggioranza dei calabresi sono sempre e comunque con le forze dell'ordine. I fatti non lo dimostrano. Segnali incoraggianti il territorio ne manda ma sono sempre più sorprendenti: due giorni fa l'organizzazione criminale che sfruttava i lavoratori immigrati di Rosarno, 50 chilometri a nord di Reggio, è stata sgominata grazie proprio alle denunce degli extracomunitari. Cari reggini, meno applausi e più coraggio.