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Sulla casa una falsa partenza federalista

di Saverio Fossati

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28 dicembre 2009

La politica del mattone, per quest'anno che se ne va, è rimasta appesa a molte buone intenzioni ma a pochi fatti. A cominciare dai tre provvedimenti che, in momenti diversi, hanno meritato il nome di piano casa: il più popolare, quello che consente di allargare del 20% le villette, è stato annunciato a inizio 2009e solo ora il quadro normativo regionale è stato completato. Ma dove gli enti locali erano stati più rapidi, come in Toscana, le pratiche già avviate sono poche decine. Mentre le attese erano (e sono) di centinaia di migliaia, con il rilancio del settore edilizio.

Il secondo, per assicurare affitti calmierati in case costruite con incentivi fiscali e finanziari (l'housing sociale) ha ricevuto poche settimane fa la prima tanche di finanziamenti per le Regioni: se un anno se n'è andato per cercare i soldi, speriamo che ne bastino tre per avviare il piano. Nel frattempo, cresce la fetta di cittadini esclusi dall'acquisto di una casa perché considerati dalle banche incapaci di sostenere il mutuo richiesto: l'applicazione più rigida della regola, che fissa a un terzo del reddito netto disponibile la quota per un prestito casa, blocca le ambizioni di qualunquefamiglia che non arrivi almeno a 2.700 euro, dato che con meno di 920 euro mensili non si riesce ad avere quanto basta per un comprare un trilocale da 90 metri quadrati in periferia da 250mila euro. Così la stessa famiglia è costretta a rivolgersi al mercato degli affitti, dove potrà affittare un bilocale a 700 euro in attesa che decolli l'housing sociale.
Il terzo, che avrebbe dovuto semplificare le pratiche edilizie, è fermo alla Conferenza StatoRegioni-Autonomie e ormai non ne parla più nessuno. Speriamo in bene per il 2010.

Anche la politica sugli affitti si è rivelata molto prudente: da una parte non sono stati messi a frutto i dati raccolti dal 2006 dalla Sogei sull'erogazione dei servizi domestici, che permettono di individuare a colpo sicuro gli immobili dove proprietario e in-testatario di utenze sono diversi e quindi c'è probabilmente una locazione. Nessuna voce da recupero di evasione immobiliare è infatti mai comparsa nei conti pubblici. Dall'altro la tassazione con aliquota a forfait del 20% (la cedolare secca) sui redditi da locazione si è ridotta alla sola provincia dell'Aquila, per agevolare chi affitta ai terremotati.

Il risparmio energetico, per il quale il 2009 avrebbe potuto essere l'anno della svolta, si sta rivelando un pasticcio: la certificazione energetica dell'edificio, di fatto, è stata resa facoltativa (se si esclude il momento della vendita, e solo grazie ai notai), con il risultato che nessuno conoscerà quanto e perché consuma la sua casa e come si potrebbe migliorarne le prestazioni. Del resto, questo è anche l'ultimo anno per usufruire della detrazione fiscale del 55% sulle spese per il risparmio energetico, quindi il disinteresse normativo suona come un abbandono della centralità di questo tema. E le Regioni ci hanno messo del loro: un'altra occasione mancata è stata quella delle linee guida "nazionali" per la definizione delle classi energetiche, che sono state snobbate, così ora lo stesso identico edificio, in identiche condizioni, riceve classi diverse a seconda delle Regioni, come illustra il servizio a pagina 7.

Occasioni mancate, dunque, alcune per vincoli di finanza pubblica, ma più spesso per inanità normativa e gelosie federaliste. Occasioni mancate ma non definitivamente perdute, se nel 2010 si saprà rimettere mano seriamente alla politica del mattone. Che poi vuol dire politica delle famiglie.

28 dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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