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La critica dei keynesiani tradizionali è spesso supportata anche da un'interpretazione selettiva della storia. Tutti citano i casi di "fallimento del mercato", solitamente tutti gli episodi in cui il Pil cade. Ma nessuno cita l'esempio del Cile che, nei vent'anni dalla fine della dittatura di Pinochet, è passato dal sottosviluppo a un'economia moderna, facendo allo stesso tempo enormi progressi contro la povertà con politiche che vengono invariabilmente bollate come neoliberiste (anche se pochi si peritano di vedere che cosa effettivamente sia stato fatto). Il ministro dell'Economia della precedente amministrazione socialista, Andres Velasco, era il secondo politico più popolare del Cile dopo la presidente Bachelet, ma quando insegnava negli Usa sarebbe stato etichettato come il tipico economista yankee neoliberista.
E nessuno parla più del vicino del Cile, il Perù, che invece nello stesso periodo cominciò un lungo cammino a ritroso grazie alle dissennate politiche populiste di Alan García, negli anni 80 il beniamino degli intellettuali benpensanti (e dei politici) italiani, e tornato tre anni fa alla presidenza, forse per tentare di dare il colpo di grazia al suo paese.
roberto.perotti@unibocconi.it