Il senatore Elio Lannutti (Idv) ha definito ieri "storica" la decisione del Senato, con il sostegno del governo, di porre un tetto alle retribuzioni dei manager delle banche e delle società quotate (pari a quelle dei parlamentari). A suo modo il commento è pertinente. Con una simile misura demagogica si fa carta straccia di ogni regola che disciplina la corporate governance delle società. Compresi standard e "buone pratiche" accettate in tutti i paesi in cui è in vigore il libero mercato (Cina compresa). Quale investitore straniero giungerà più in Italia, quale gruppo nazionale manterrà nel "bel paese" la sua sede sociale al rischio di perdere i suoi manager migliori, attirati all'estero da retribuzioni "di mercato"?
Viene in mente una battuta attualmente molto in voga all'Avana, sempre più impoverita. Chiedono al segretario del partito comunista cinese in che cosa si differenzi il comunismo asiatico da quello dei Caraibi. «Noi - risponde pronto il cinese - combattiamo contro la povertà, mentre i comunisti cubani contro la ricchezza». Pdl in versione Avana. Chi l'avrebbe mai detto.