Le cifre fanno impressione. La Cina, secondo quanto emerge dall'inchiesta del Sole 24 Ore sui dati della Banca Mondiale, non è solo il paese esportatore più temibile del mondo, ma anche il Paese in cui le aziende di Stato hanno a disposizione il più imponente arsenale di liquidità per investimenti e acquisizioni. Pechino, infatti, lascia alle sue imprese quasi l'80% dei profitti (il payout medio in Cina è del 23%), permettendo così ai suoi «campioni nazionali» di vantare un primato poco conosciuto: la migliore posizione finanziaria netta tra le grandi multinazionali. Con la montagna di liquidità che hanno disposizione, i big di Pechino sono in grado di comprare concorrenti in giro per il mondo senza far ricorso al debito o ad aumenti di capitale. Certo, la Cina è un caso a sè e il Governo ha risorse sufficienti per rinunciare a mungere le sue controllate. Ben diversa è la situazione in Europa, dove i governi sono costretti a togliere in media alle loro imprese il 33% dei profitti. In Italia, si arriva al 41% contro il 31% della Germania. Come dire: il livello di payout delle aziende di Stato è direttamente proporzionale alla salute (o al dissesto) delle finanze pubbliche.