Andy Groarke e Kevin Carmody sono gli architetti che hanno firmato il memoriale per le vittime dell'attacco terroristico di Londra del 7 luglio 2005. Se ad Hyde Park hanno realizzato 52 steli d'acciaio per ricordare ciascuna delle vittime dell'attentato londinese, per i caduti italiani del tempo di pace propongono «un'edicola per la contemplazione silenziosa del sacrificio dei soldati».

Una stanza a cielo aperto con pietre in granito nero lucido affacciate l'una all'altra. Un'architettura che ricorda «i singoli caduti, con un nome e cognome» ed è profondamente radicata nel luogo del dolore, ma al tempo stesso rimanda «alla memoria universale di chi partecipa alle missioni di pace». I due architetti inglesi aderiscono alla proposta del Sole 24 Ore per un memoriale ai caduti di pace convinti che il cordoglio, la memoria e la difesa della libertà dal terrore valichino i confini nazionali.

Anche dalla Francia, da Marsiglia, arriva un contributo al monumento ai caduti italiani di pace. In questo caso, però, la motivazione non è nella celebrazione di una memoria universale, quanto nella radice diretta, che suda sangue e vita, dell'architetto francese con l'Italia. Rudy Ricciotti, grand prix national d'architecture, ricorda: «Nella mia famiglia di origine italiana molti sono caduti in guerra per la Francia, Jacky Pacini nella guerra d'Algeria ed Edgar Pacini nella guerra d'Indocina, entrambi cugini di mio padre, come Louis Ricciotti, fratello di mio padre, paracaduista, membro del partito comunista e morto a 20 anni dopo esser partito come volontario alla sola età di 16 anni. Tutti lavoratori immigrati di origine italiana morti per la Francia». Ricciotti non parla italiano, quel legame è reciso. Il suo progetto: propone proprio «l'anima di un paracadutista a esatta misura d'uomo che vola all'interno di un blocco di cristallo». Il militare sarà in bronzo o pietra o resina colata nel cubo di vetro, collocato in un parco tra alberi molto alti.

Per Ricciotti la memoria di chi è caduto per la pace «è una responsabilità simbolica obbligatoria per ogni architetto, per quanti ritengono che la cultura repubblicana significhi ancora qualcosa». L'architettura «è sempre politica, non è di destra né di sinistra. Lei è e basta». O è nobile nel senso più vero del termine o è insignificante.

Alessandra Segantini (C+S associati) parte invece dall'ammissione di non avere esperienze di guerra per sé o intorno a sé. Rifiuta l'idea di un memoriale calato in un'astrazione e cerca piuttosto il rapporto con la vita attraverso la natura e gli alberi. Richiama Ungaretti e Montale per ricordare i soldati nella loro «condizione molto fisica dell'essere al mondo per qualcosa che è altro».

Il suo studio trevigiano disegna un cerchio perfetto, «simbolo della democrazia»: sembrerebbe un'idea dell'antica Atene se a romperla non fosse posto all'interno un frutteto. «Non alberi qualsiasi ma di cachi, frutti della stagione autunnale e piante che durano molto a lungo, lasciando il segno della vita che va avanti, oltre la morte», spiega Segantini. Il ciclo delle stagioni. E poi c'è il recinto: lame verticali di pietra. «Non un barriera chiusa - dice Segantini - ma un gioco di luci e ombre che riproduce il ciclo del giorno».

Meno monumento e più architettura è il progetto proposto da Mab, studio italiano residente a Barcellona: luogo fisico, piazza e sede informativa e divulgativa delle missioni di pace e dei soggetti umanitari che vi partecipano (Ong, Medici senza Frontiere, Croce Rossa ecc).
«Il migliore omaggio che si può rendere alla memoria dei caduti, militari e civili, - dicono Floriana Marotta e Massimo Basile - è la continuità del loro lavoro e la solidarietà a chi lo porta avanti oggi». Uno spazio pubblico che si organizza intorno a un fulcro: uno specchio d'acqua su cui una stele luminosa di led fa scorrere i messaggi dedicati ai caduti.

Il patio d'acqua è racchiuso tra le vetrate di uno spazio ipogeo, sede delle attività divulgative. Dal lato opposto la piazza, un piano inclinato che si apre al patio e all'edificio, invita i cittadini a sedersi, passeggiare, ricordare. È il luogo per la celebrazione della giornata della memoria ai caduti, ma anche adatto ad accogliere manifestazioni, incontri e concerti. L'occasione per definire una nuova centralità urbana carica di valore simbolico e di una funzione importante.

QUATTRO PROGETTI PER NON DIMENTICARE
Dall'alto in senso orario. 1) Il progetto dello studio britannico Carmody Groarke. Una stanza a cielo aperto, un'«edicola per una contemplazione silenziosa» con lastre di pietra lucida dove i visitatori potranno riflettere le proprie immagini. Un incontro tra la vita e la morte. 2) Il progetto dello studioMab Arquitectura: uno spazio pubblico ipogeo con una stele luminosa che sale in un patio d'acqua. 3) «L'anima del paracadutista»: il progetto del francese Rudy Ricciotti prevede la realizzazione di un blocco di cristallo su cui saranno incisi i nomi dei caduti. 4) Il progetto dei veneti C+S Associati: un frutteto all'interno di un muro di pietra circolare da realizzare in un parco pubblico. Non alberi qualsiasi ma piante di cachi, frutti che maturano nell'ultima parte dell'anno, a simboleggiare il ciclo delle stagioni, e della vita.