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Veti incrociati sulla nascente banca del Sud

di Fabio Tamburini

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29 agosto 2009

La Banca del Mezzogiorno è come un fenomeno carsico. Era tra gli obiettivi del precedente governo Berlusconi, che la istituì e nominò una commissione per riempirla di contenuti. Il gruppo di lavoro continuò durante il governo Prodi e stilò una documentata relazione finale. Non è mai stato chiaro se l'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa l'abbia letta. Di sicuro decretò la fine prematura della banca. Il dossier tornò di attualità in campagna elettorale, come punto qualificante del programma berlusconiano. Poi, nei mesi scorsi, il principale sostenitore dell'operazione, il ministro Giulio Tremonti, l'ha rilanciata. Ora l'intenzione è di dare la spallata finale e, proprio in questi giorni, sono in corso verifiche e incontri a tutto campo per riempire di contenuti il progetto, che marcia parallelo alla nascita del Comitato per lo sviluppo del Sud, annunciata giovedì scorso.

Grandi manovre in corso ma anche grandi resistenze. Lo conferma il botta e risposta di lunedì 24 agosto tra l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, e Marco Milanese, consigliere politico del ministro dell'Economia. Passera, intervenendo al Meeting di Comunione e liberazione, è uscito allo scoperto con un paio di battute significative: «La facessero pure - ha detto - l'importante è che non sia una struttura non vera». Aggiungendo, con qualche ironia, «Non ne sento un gran bisogno ma... evviva». Secca, poche ore dopo, la replica di Milanese: «La banca ci sarà e sarà vera - ha commentato - Il bisogno lo sentono milioni di meridionali che vedranno rimanere nel Sud i loro risparmi, gestiti per produrre ricchezza sul territorio piuttosto che utilizzati dalle grandi banche internazionali». La sortita di Passera è indicativa della scarsa popolarità dell'iniziativa nel mondo delle maggiori banche. Lo ha confermato, un paio di giorni dopo, un passaggio dell'intervento, sempre al Meeting di Rimini, del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Per la verità il governatore ha evitato parole dirette, ma un passaggio delle sue dichiarazioni è apparso significativo. La bocciatura è stata per la Cassa del Mezzogiorno. All'inizio, quando faceva strade e infrastrutture, è andata bene, ha detto Draghi parlando dei problemi del Meridione, ma quando ha esteso gli interventi al finanziamento dei sistemi produttivi le cose sono andate male.

Proprio il finanziamento delle imprese è la missione che verrebbe affidata alla Banca del Mezzogiorno, la cui nascita però richiede il via libera da parte della Banca d'Italia. Nell'attesa di vedere come finirà, il passaggio fondamentale è stabilire come funzionerà e, naturalmente, chi saranno gli azionisti. A questo servono gli incontri programmati tra i partiti della maggioranza e con le parti sociali. Certamente il progetto ha come cardine le banche di credito cooperativo, coinvolgerà la Cassa depositi e prestiti, ha come riferimento l'attività della Banca europea degli investimenti. L'intenzione è di coinvolgere finanziarie regionali, il sistema delle Camere di commercio, associazioni come la Confcooperative. Un aspetto interessante è il rilancio della rete dei Confidi per il finanziamento delle piccole imprese, estesa al Nord ma molto meno nel Mezzogiorno. Con la possibilità che, in dirittura finale, non decolli qualche alternativa a sorpresa. C'è chi, per esempio, è pronto a scommettere sull'efficacia di una nuova tipologia di Tremonti bond: titoli che per le banche costerebbero interessi dimezzati se investiti per il finanziamento di attività imprenditoriali in Meridione.

fabio.tamburini@ilsole24ore.com

29 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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