Anche la finanza islamica cerca la sua Basilea. Nonostante i prodotti finanziari basati sulla legge coranica non abbiano conosciuto la crisi sofferta dagli omologhi occidentali, nelle banche d'affari del mondo musulmano sta crescendo la richiesta di nuove regole. Il mercato, stimato in 900 milioni di dollari, è in continua crescita e secondo Moody's potrà arrivare in futuro fino ai 5 mila miliardi di biglietti verdi. Ma un tale successo non è privo di rischi, soprattutto se a uno sviluppo così tumultuoso non viene imposta una regolamentazione adeguata. A lanciare l'allarme sono i banchieri di Cimb Islamic, che operano sul mercato malesiano (il più grande per questo tipo di bond).
«La mancanza di un sistema certo di regole – ha dichiarato il Ceo dell'istituto Badlisyah Abdul Ghan – è la più grande minaccia alla crescita di questo settore». Per inseguire il profitto, infatti, alcuni operatori stanno aggirando i precetti della legge coranica, sostituendo agli asset reali, su sui si devono basare questi prodotti, i più redditizi derivati. In attesa di regole, anche per la finanza islamica il rischio subprime è dietro l'angolo. (G.Ve.)