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Il fantasma è uscito di scena

di Giovanna Mancini

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29 gennaio 2010

Ha passato più tempo a sfuggire gli uomini che a vivere in mezzo a loro. Da oltre 50 anni Jerome David Salinger - scomparso ieri all'età di 91 anni - aveva lasciato il suo appartamento di Manhattan per ritirarsi a Cornish, nel New Hampshire, evitando il più possibile di apparire in pubblico, realizzando in qualche modo il desiderio del suo personaggio più celebre, quel giovane Holden che sognava di costruirsi «una piccola capanna da qualche parte nel mondo e trascorrere lì il resto dei suoi giorni». E pensare che da ragazzo Salinger, non certo uno studente modello, andava in giro pavoneggiandosi del proprio talento letterario e giurava che avrebbe scritto il «grande romanzo americano». Così avvenne, in effetti, quando nel 1951 pubblicò The Catcher in the Rye, titolo intraducibile (ispirato a una famosa poesia scozzese di Robert Burns) che in italiano divenne Il giovane Holden, punto di riferimento per generazioni di adolescenti e di scrittori.

Ma il successo non piacque a J.D. che, stanco di vedere la propria faccia ritratta nelle copertine di The Catcher in the Rye, chiese all'editore di farla togliere dalle successive ristampe. Dopo la pubblicazione di Nine Stories nel 1953, che riscosse nuovamente il favore della critica, si trasferì a Cornish e da allora la difesa della propria privacy sembrò diventare la sua ragione di vita. Raramente si muoveva dal New Hampshire, se non per qualche breve vacanza in Florida o per incontrare William Shawn, l'editore del New Yorker che anni prima lo aveva accolto tra gli scrittori della rivista. In compenso, schiere di giornalisti e di giovani ammiratori hanno tentato in tutti questi anni di avvicinarlo e di farsi rilasciare interviste. Invano. Dopo l'apparizione, nel 1965 sul New Yorker, di un ultimo breve racconto, Salinger ha smesso di pubblicare. Ha rilasciato due sole interviste: nel 1953 a una giovane studentessa per il giornale scolastico, e al «Times» nel 1974.

Cosa abbia fatto in questi lunghi anni è la domanda che tutti si sono posti. C'è chi pensa che abbia smesso completamente di scrivere, chi fantastica di racconti e romanzi scritti e poi bruciati o chi, come Joyce Maynard che con lui ebbe una relazione di dieci mesi nel 1973, sostiene che esistano almeno due romanzi nascosti da qualche parte, che lei però non ha mai visto. La stessa Joyce, nel 1998, ha pubblicato un libro in cui svela i dettagli più personali della vita dello scrittore, mettendone in piazza le ossessioni sessuali e le manie salutistiche. Sulla stessa linea si muove il libro pubblicato nel 2000 dalla figlia di Salinger, Margaret, che abbonda di particolari scabrosi e diffamatori sul carattere disturbato del padre – un ritratto peraltro smentito dall'altro figlio dello scrittore, Matthew.

Tanto silenzio e tanta attenzione a tutelare la propria privacy non hanno fatto che aumentare il fascino e il mistero per quest'uomo la cui vita – fino al successo letterario – è invece ben nota. Figlio di un ebreo polacco che voleva farne un commerciante di carni, e di una irlandese con sangue scozzese, J.D. Salinger nacque a Manhattan nel 1919. Fu un giovane poco attratto dagli studi ma di grandi ambizioni: sin da adolescente iniziò a mandare racconti alle riviste letterarie e vi riuscì nel 1939 grazie all'aiuto di With Burnett, direttore di Story Magazine e suo insegnante in una scuola di scrittura serale. Poi vennero la guerra e il suo reclutamento nel servizio di controspionaggio prima e nel servizio di de-nazificazione della Germania poi. In mezzo, amori fugaci e matrimoni solo un po' più duraturi. Conobbe Claire Douglas nel 1953 e lei lo seguì a Cornish, sposandolo due anni dopo e dandogli i due figli, Margaret e Matthew. Ma non resistette all'isolamento in cui Salinger si era chiuso e nel 1966 chiese il divorzio. Poi vennero altre amanti e infine, nel 1988, il matrimonio con Colleen O'Neill, di 40 anni più giovane di lui, che scelse di condividere con lui una vita lontana dai riflettori e dai pettegolezzi.

In due occasioni Salinger stesso si vide costretto a uscire allo scoperto per tutelare la sua stessa privacy: nel 1986 portò in tribunale il critico letterario Ian Hamilton – che in un primo momento aveva autorizzato a scrivere la sua biografia – per impedirgli di pubblicare le sue lettere o sue citazioni. Una seconda volta lo scorso anno, quando denunciò un autore svedese, Fredrik Colting, che aveva pubblicato un sequel non autorizzato del Giovane Holden.
In silenzio, come aveva vissuto negli ultimi anni, ieri se ne è andato: i suoi agenti hanno fatto sapere che non ci sarà una funzione e che la famiglia chiede rispetto per il suo riserbo in questi giorni.

29 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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