Così come per l'Ente irriguo umbro-toscano, anche per quello pugliese la partita è ancora aperta. Il milleproroghe ha concesso tutto quest'anno per riorganizzarsi, pena il taglio. Anche l'Eipli, nato nel 1947, è nelle mani di un commissario, nominato nel 2008 dal ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia.
La situazione finanziaria dell'organismo pugliese è, però, più complessa: la gestione di quasi 200 chilometri di rete di adduzione e di nove dighe non assicura entrate. O meglio, dovrebbe garantire introiti, ma chi deve pagare non lo fa. Da trent'anni. E così l'evidente dissesto finanziario, come ha avuto modo di certificare di recente anche la Corte dei conti, non appare di facile soluzione.
Sui bilanci in rosso pesa l'avvicendarsi negli anni di giunte regionali di colori differenti, l'assenza di tariffe per il trasporto dell'acqua, gli appetiti diversi sull'ente, il cortocircuito tra ministero e amministrazioni locali. Forse anche per questo l'Eipli venne inserito fra gli organismi a rischio taglio indicati con la Finanziaria per il 2008.
«Ora non si parla più di chiusura – afferma Adriano Di Noia, segretario del commissario – perché l'ente è stato dichiarato di rilevanza nazionale. Si sta lavorando al piano industriale, che vedrà la luce entro fine maggio. La forma giuridica potrebbe essere quella della spa pubblica». I 105 dipendenti, insomma, possono tirare un sospiro di sollievo.
Così come dormono sonni tranquilli gli addetti di tutti gli altri enti che, grazie alla riorganizzazione, non corrono più il rischio di scomparire. Nessuno, ovviamente, ha mai pensato di essere di troppo. «Non capiamo perché siamo stati inseriti nella lista della Finanziaria», commenta Pietro Mancarelli, maresciallo dell'aeronautica che si occupa dell'Onfa, l'Opera nazionale figli degli aviatori. «Viviamo – prosegue Mancarelli – di contributi volontari mensili, dai 50 centesimi dell'aviatore ai 3 euro del generale, con i quali provvediamo al futuro di 350 orfani, ai quali passiamo un contributo medio di 2mila euro l'anno. Lo stato ci sovvenziona solo con 18mila euro».
Per salvarsi l'Onfa ha ridotto i componenti del cda da nove a sei, con un risparmio di 4.340 euro l'anno. E come l'Onfa hanno fatto tutti gli altri. Pur di scampare al taglio.
Ma spesso si è trattato di una semplice operazione di lifting. Come ha avuto modo di rilevare il consiglio di Stato, chiamato a esprimere il parere su tutti i regolamenti di riorganizzazione. «Il risultato presentato con lo schema in esame – afferma la sezione atti consultivi di Palazzo Spada a proposito, per esempio, del riordino della Lega navale – appare in linea formale coerente con il disposto della legge, ma pone l'esigenza di una riflessione approfondita sui modi e sui criteri con cui sono progettati e poi posti in opera processi a vasto raggio di razionalizzazione di strutture dotate di soggettività giuridica di diritto pubblico».
Ciò che i giudici suggeriscono è di «studiare procedure permanenti di monitoraggio dell'attualità delle funzioni e dell'operatività degli enti pubblici in essere che evitino di ricominciare ex novo ogni volta processi più volte annunciati e intrapresi».
A.Che.