Una giustizia veloce non è detto che sia un bene. Le polemiche sul processo breve sono lì a dimostrarlo. Nel diritto dell'economia e in quel settore tutto particolare che è il diritto fallimentare, il tempo costituisce però elemento determinante. In grado di fare la differenza tra la sopravvivenza di un'impresa e la sua cancellazione, ma anche tra una prosecuzione di attività artificiale e una liquidazione tempestiva. Il confronto con le esperienze americane (5 giorni dall'istanza di fallimento alla prima liquidazione degli asset di Lehman Brothers, 42 per Chrysler con la soluzione Fiat già definita) testimonia i due estremi della crisi d'impresa. Due esiti diversi: una società vive, l'altra muore. Un comune denominatore: l'autorità giudiziaria ha deciso alla svelta. Miracoli del chapter 11? Forse, ma la legge fallimentare italiana, in un periodo non certo favorevole alle imprese, si sta dimostrando tutto sommato in linea con la filosofia di quella a stelle e strisce: non più l'eliminazione dal mercato dell'impresa insolvente sostituita da altri capitalisti più efficienti, ma la garanzia, per quanto possibile, della salvezza e della continuità delle attività. Con effetti non di poco conto per l'occupazione.