Per anni si è voluto far credere ai francesi che lo stato centrale di napoleonica memoria non era più adatto ai tempi moderni. I politici, forse, ne erano molto più convinti dei comuni cittadini, abituati a servizi pubblici buoni, perfettibili, ma sempre sopra la sufficienza. No, si cambia musica, ci vuole il decentramento. Sono passati quasi vent'anni e questa riorganizzazione dell'amministrazione pubblica ha portato a un milione di funzionari in più (ormai oltre quattro, record europeo), a una confusione di ruoli fra i diversi gradi dell'apparato statale con relativi doppioni in diversi settori, a una spesa pubblica sempre più rigonfia. Non solo: la qualità dei servizi certe volte è peggiorata (vedi l'assistenza agli anziani, trasferita agli enti locali, oggi punto debole del sistema sociale francese). Tutto questo l'ha scoperto la Corte dei conti, che con un rapporto molto dettagliato ha rotto un tabù. Se non è proprio una lezione per l'Italia già federale, e presto anche dotata di federalismo fiscale, poco ci manca. Non resta che fare tesoro dagli errori altrui ed evitare le duplicazioni di apparati che in molti già temono. Ma di cui non si parla più.