Investire in tecnologia per rilanciare la crescita. Il leitmotiv è sempre lo stesso, così come la situazione italiana: ferma agli ultimi posti in Europa per utilizzo di internet e penetrazione della banda larga. Il 33% delle aziende non ha neppure un sito. Peggio fanno solo Portogallo e Grecia. Eppure il piano per il rilancio c'è: è quello presentato dal viceministro Paolo Romani e prevede investimenti per 800 milioni di euro. Ma di questi soldi – spiega Gabriele Galateri, numero uno di Telecom Italia e responsabile dello sviluppo della banda larga per Confindustria – le imprese non hanno visto neppure un euro. Si tratta di una questione di priorità e lo sviluppo tecnologico non rientra tra quelle del governo. «Dobbiamo usare il ministro Brunetta come il nostro ariete» dice Alberto Tripi, presidente di Almaviva, ben consapevole che le attenzioni di Palazzo Chigi in questo momento non sono concentrate sul digital divide. La richiesta delle imprese, e di Confindustria, però è forte e chiara: solo investendo si supera il ritardo accumulato anche perché un euro speso nell'Ict si traduce in 4 di Pil e in un incremento della produttività industriale (nel medio termine) del 5 per cento.