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Il Re non sarà nudo ma è eterno

di Michele Ainis

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29 settembre 2009


Il rinnovamento del paese passa attraverso il ricambio delle sue classi dirigenti. Ma è difficile ottenerlo quando nessun anticorpo normativo proibisce le poltrone a vita. Anzitutto in politica, dove per mezzo secolo ha brillato l'astro di Andreotti, e dove i due sfidanti alle elezioni del 1996 - Prodi e Berlusconi - hanno poi ripetuto la medesima disfida a dieci anni di distanza, quando erano entrambi settantenni. In Italia è normale, ma in Spagna Aznar, a 51 anni, si è ritirato dalla politica attiva dopo che Zapatero lo ha sconfitto nel 2004. Altrettanto ha fatto in Russia Gorbacëv nel 1990, quando aveva 59 anni, e benché fosse il padre fondatore dello stato sorto sulle macerie di quello comunista. Nel Regno Unito due premier, John Major e Tony Blair, hanno abbandonato a 54 anni (rispettivamente nel 1997 e nel 2007). In Svezia un altro primo ministro, Carl Bildt, all'età di 45 anni (nel 1994) ha deciso di cambiar mestiere. Negli Stati Uniti Al Gore ha lasciato la politica a 52 anni, dopo la sconfitta sul filo del rasoio alle presidenziali del 2000.
Ma in Italia no, non può succedere. Qui i politici hanno in tasca l'elisir dell'eterna giovinezza. Tanto che Giovanna Melandri, nel 1996, fu il più giovane ministro del primo governo Prodi; nel 2006, quando il secondo gabinetto Prodi ha prestato giuramento, era di nuovo ministro, ed era di nuovo la più giovane. D'altra parte la società civile non è meno immarcescibile della società politica. Ne segue l'esempio, se così vogliamo dire. Il 15 dicembre 2008 Sergio Campana, classe 1934, è stato rieletto per la decima volta consecutiva presidente dell'Associazione italiana calciatori. Quarant'anni di fila in prima fila; sotto la sua gestione si sono alternati quattro papi, sette presidenti della repubblica e 40 governi. Sempre nel 2008 Giulio Malgara ha compiuto 24 anni ininterrotti alla presidenza dell'Auditel. E al capodanno del 2009 Augusto Preti ha oltrepassato la boa dei 25 anni - un quarto di secolo - da magnifico rettore dell'università di Brescia.
Serve insomma un orologio, un limite di tempo, all'esercizio del potere. Serve un antidoto che d'altronde l'umanità aveva brevettato nel momento stesso in cui inventò la democrazia come sistema di governo. Basta leggere Aristotele (Politica, 1317b): se la tirannide è monopolio del potere da parte dei gruppi dominanti, allora in democrazia si governa e si viene governati a turno. Dunque nessuna carica può avere durata vitalizia; di regola nessuno può ricoprire la stessa carica due volte; le cariche sono sempre di breve durata. E infatti l'Atene del V secolo, l'epoca aurea della democrazia, applicò ambedue questi principi. I magistrati, i capi militari, gli addetti all'erario duravano un anno. L'epistate dei pritani, una sorta di capo dello stato, durava un solo giorno. Era possibile far parte della boulé - organo cruciale della democrazia ateniese - al massimo due volte, comunque mai consecutive; e i suoi 500 membri scadevano dopo un anno.
È un bene che esperimenti simili si siano conclusi senza discepoli né apostoli? Per un verso sì: l'eccessiva rotazione delle cariche rende difficoltoso ogni progetto, rende perciò impervia l'azione stessa del governo. Ma per un altro verso no, perché l'autogoverno è il compimento della democrazia, ed è tanto più intenso quanto più rapida ne sia la durata. D'altronde si tratta d'assecondare una tendenza che non è del tutto estranea al sistema delle nostre istituzioni. È il caso dei governatori regionali, dei sindaci, dei presidenti di provincia, dei membri delle authority: dopo il secondo mandato non sono immediatamente rieleggibili. È inoltre il caso dei giudici costituzionali: possono ricoprire quest'ufficio una sola volta nella vita. È infine il caso dei 24 membri elettivi del consiglio superiore della magistratura, che devono aspettare un turno prima di diventare rieleggibili.
Ma tutto sommato si tratta di eccezioni. La norma generale, scritta o più spesso tacita, non pone ostacoli alla perpetuazione del comando. Se l'imperatore Adriano rimase al potere 21 anni, uno in più di Mussolini, nessuna tagliola normativa impedirebbe a un presidente del consiglio della repubblica italiana di superarli entrambi. Nessun vincolo per il premier e per i suoi ministri; nessun vincolo per i parlamentari, anche se in realtà l'unica costituzione al mondo che ne vieta la rielezione è quella del Costa Rica; nessun vincolo per i consiglieri regionali, provinciali, comunali. Oppure esiste l'esplicita benedizione del diritto a venire confermati nella carica di quinquennio in quinquennio, per tutti i secoli dei secoli, come succede al presidente del consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. O infine il divieto c'era prima, ma una legge successiva lo ha rimosso, rendendo potenzialmente vitalizia la poltrona: accade in sorte ai presidenti dei parchi nazionali, dopo l'ennesima riforma (nel 2005) della legge di riforma.
E i partiti? Solo la Lega Nord e il Partito democratico vietano il rinnovo del mandato rispettivamente al presidente federale e al segretario nazionale, ma al contempo ammettono deroghe, eccezioni, cavilli che al momento giusto potranno essere utili per convertire il divieto in un diritto. Italia dei valori dichiara rieleggibile vita natural durante il suo presidente nazionale. L'Udc si spinge a regolare anche la proroga dei propri gruppi dirigenti, ossia il prolungamento del termine in cui verrebbero a scadenza, un'eventualità che la costituzione italiana riserva soltanto al parlamento, e soltanto nel corso di una guerra. Infine questi lasciapassare a vita rimbalzano dalla politica all'economia. L'articolo 2383 del codice civile dichiara rieleggibili gli amministratori delle società per azioni; e infatti un'oligarchia di ferro governa i principali consigli d'amministrazione. Nel mondo delle cooperative si moltiplicano le cariche a vita, specie a seguito dei processi di fusione; anche lì si moltiplicano perciò le enclave di potere personale. Insomma succede dappertutto. E continuerà a succedere finché non avremo il coraggio di cambiare le regole del gioco.
  CONTINUA ...»

29 settembre 2009
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