Il crollo dell'avanzo primario, sceso al di sotto dello zero nel 2009 (-0,6%), è certamente un campanello d'allarme per i conti pubblici. Si tratta di un indicatore-chiave per saggiare la sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo, poiché registra il saldo tra entrate e uscite "vive", al netto degli interessi. Non vi è tuttavia da allarmarsi oltre misura, poiché l'anno scorso il Pil è crollato del 5,1%, con la conseguente contrazione del gettito tributario che anzi ha sostanzialmente tenuto (-3,3%) a fronte di un aumento del 3% delle uscite. Vigilanza e massima attenzione agli equilibri di finanza pubblica, questo sì, poiché abbiamo da fare i conti con un debito che, per finanziarsi, e solo nell'anno in corso, richiederà emissioni lorde per circa 250 miliardi. È la cifra più alta in Europa. La prudenza e la cautela con la quale finora il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha cercato di tenere la rotta sul fronte dei conti pubblici è dunque apprezzabile. La gestione oculata della spesa e una ferma lotta all'evasione fiscale costituiscono le precondizioni per accompagnare una ripresa che, se il ciclo internazionale volgerà più rapidamente al bel tempo, potrebbe essere anche più sostenuta dell'1,1% previsto per quest'anno.