Bassa produttività dei fattori del lavoro. Ma anche «alti interessi sul debito pubblico; inefficienza della macchina pubblica; divario Nord-Sud. E soprattutto deficit energetico». Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze politiche all'università Cattolica di Milano, condivide e rilancia l'analisi sui ritardi del sistema paese disegnata dal Sole 24 Ore di ieri. «Tabellini e Barba Navaretti – commenta – indicano giustamente le cause della bassa crescita in un'inefficiente allocazione delle risorse nei settori produttivi. Vi sono anche altre ragioni. E le misure da adottare sono tante».

Da dove cominciare?
Da un'avvertenza. I tre ministri economici - Economia, Sviluppo e Welfare - hanno un sentiero strettissimo: creare crescita senza allentare la stretta sul debito.

Quindi?
La prima cosa è ridurre e rendere più funzionale la spesa pubblica. Fin qui via XX settembre si è mossa abbastanza bene.

Seconda priorità?
Approfittare del federalismo fiscale per fare ordine nella Sanità gestita dalle regioni. Sarebbe un buon risultato.


Sul fronte delle entrate?
Indispensabile una vera riforma fiscale, e sotto questo profilo il recupero dell'evasione è cosa importante. Mi auguro che su questa strada si vada avanti: il sommerso altera tutto, mercati, concorrenza ed etica civile.

E per le imprese? Quali politiche?
Occorre favorire gli accorpamenti tra aziende. Non per creare agglomerati monstre come in Francia, ma per aumentare le imprese del "quarto capitalismo", le multinazionali tascabili che sanno competere sulle reti lunghe.

Insomma, rafforzare il made in Italy
Tenendo conto che, anche nel 2008, l'Italia delle quattro A - abbigliamento, arredo, automazione e alimentare - ha retto, anzi è andata avanti.

Altro per le imprese?
Rilanciare il nucleare: il deficit energetico è una palla al piede tremenda. In alcuni anni abbiamo fatto fuori il nostro surplus commerciale per pagarlo. Il referendum abrogativo fu un errore. Lo paghiamo tutti, e innanzitutto l'industria. Non possiamo continuare oltre.