Giù le mani dal Crocefisso, siamo italiani. Già perché, se in altri paesi d'Europa il simbolo-chiave del Cristianesimo bisogna spesso cercarlo con il lanternino, in Italia, dagli anni 20, è affisso nelle aule scolastiche. Ecco la ragione per cui si è scatenata la bufera quando la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, lo scorso dicembre, ha accolto il ricorso di una cittadina italiana di origini finlandesi, che aveva chiesto la rimozione del Crocefisso dall'aula scolastica frequentata dai figli. Il governo ha fatto ricorso, sostenendo che il simbolo religioso è parte integrante della nostra cultura nazionale. In sua difesa sono arrivati tutti, cattolici democratici e atei devoti, post-socialisti e neoguelfi. Maggioranza e buona parte dell'opposizione. Ma in questo caso - memori di quanto accadde anche qualche anno fa dopo il ricorso di un musulmano, e che vide l'intervento anche dell'allora capo dello stato, Carlo Azeglio Ciampi - dire ai burocrati europei come la pensa il paese, quello reale e profondo, è stata un'azione doverosa. Manca ancora la decisione definitiva, ma la strada è segnata.