Stanche d'innovare, affamate di credito, bisognose di sostegni statali. Chi così dipingeva le imprese italiane e predicava su di esse il vento della crisi, stavolta, non ha raccolto tempesta. Ha sbagliato a prevedere, per l'eterno vizio molto italiano di sottovalutare (e sottovalutarsi). Che il sistema imprenditoriale fosse più vivo potevamo già intuirlo mesi fa. Nell'annus horribilis 2008, l'export era salito da 500 a 573 miliardi di dollari. Le nostre "multinazionali tascabili" (sic Mediobanca) non avevano perso il vizio di competere. Oggi sappiamo che hanno tenuto anche nel 2009. In silenzio. Nei primi 11 mesi il saldo delle imprese è salito di 26mila unità, sono morte ditte individuali, sono nate molte società di capitali. Il sistema ha vissuto la febbre della crisi per sviluppare anticorpi e ristrutturarsi. Oggi la fiducia è ai massimi da giugno 2008. In economia come nel calcio, l'Italia si scopre vincente di fronte ai grandi avversari.
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