È un dilemma angoscioso. Come si può combattere una disoccupazione del 19%? Aumentando le spese pubbliche, in modo intelligente e facile da finanziare. José Zapatero, il premier socialista della Spagna, non può però farlo, e ieri ha annunciato una manovra da 50 miliardi che prevede tagli alle uscite e un aumento dell'età pensionabile a 67 anni dagli attuali 65. La contraddizione è evidente, ma sarebbe precipitoso scaricare tutte le responsabilità sulle regole di Maastricht, anche se a Madrid il debito pubblico è al 60%, un livello sostenibile. Il deficit statale, infatti, è ormai all'11,4% del Pil e Zapatero vuole (e deve) restare in Eurolandia. La moneta comune ha impedito una grave crisi valutaria: il paese ha avuto per anni un deficit commerciale altissimo, che avrebbe mandato la peseta in caduta libera e l'inflazione alle stelle. L'euro sta quindi presentando a Madrid il conto per averla salvata dalle turbolenze. Ai politici, ai cittadini e anche alle imprese sfugge che la moneta comune impone di avere un'economia che cresca tanto e in modo sano: una lezione che la Spagna della bolla immobiliare e della bassa produttività ha voluto ignorare.