C'era una volta Linate. Poi è arrivata Malpensa. Lo scalo milanese si è fatto più piccolo, restringendosi ai voli nazionali, accomodandosi a un futuro da city airport. Poi Alitalia, cambiando padrone, ha levato qualche tenda da Malpensa, e Linate si è accorto che il rischio veniva da oriente e si chiamava Orio al Serio. Ovvero voli low cost (e non solo) per il Nord Est iper-produttivo per cui ogni chilometro è denaro. Ora l'epilogo: Orio vicino al sorpasso, Linate quasi declassato al quarto posto nazionale. Cosa è successo? Innanzitutto che il city airport del capoluogo è stato colpito al cuore da una Freccia Rossa. Il suo destino point-to-point si giocava molto sulla tratta Milano-Roma. La stessa su cui Trenitalia ha deciso di giocare la più pesante delle partite dell'Alta velocità. In tre ore da un centro all'altro su rotaia non lascia molti spazi alla concorrenza. Quale futuro allora per Linate? Di certo passa per quel 30,9% che Sea (gestore di Linate e Malpensa) ha in Sacbo (Orio). Ripensare utenze e flussi dei tre scali lombardi, contrattando in modo concertato con le compagnie. A ciascuno una mission. Prima che per Linate sia tardi.