Con Balotelli in naftalina da ostracismo mouriniano, il razzismo da stadio si è dovuto accontentare di Seedorf e Zebina. Con l'olandese del Milan se la sono presa gli ultras laziali, un migliaio circa, presenti a San Siro. Repertorio classico, basato sul buu, con qualche rinforzo personalizzato. L'attacco a Zebina è invece avvenuto nel centro storico di Torino, un paio d'ore prima della partita contro l'Atalanta, mentre i giocatori salivano in pullman. Inequivocabile il tono dei cori nei confronti del francese, culminati in uno schiaffo (alle spalle) da parte di un teppista sfuggito al cordone di polizia. La società, che aveva dato mandato al capitano, Del Piero, di parlamentare con gli ultras, ha poi blandamente stigmatizzato l'accaduto per bocca di Roberto Bettega.
Occorre uscire una volta per tutte dall'equivoco: gli interventi dell'altoparlante e le condanne alla camomilla non bastano più. Le partite vanno sospese senza se e senza ma, al primo accenno di razzismo. Le società devono scegliere decisamente da che parte stare. Non è una questione di calcio, è una questione di civiltà.