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CRISI E RISPARMIO / Passata la paura questo bond fa per me

di Stefano Elli

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30 ottobre 2009

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Come si è evoluta la situazione del suo portafoglio? «Sono stato liquido per circa quattro mesi. Poi ho puntato su obbligazioni ad alto rendimento e su quelle bancarie di tipo perpetuo. Contando sul fatto che gli interventi governativi a sostegno del sistema non avrebbero consentito all'intero sistema d'implodere. A quel punto sul mercato si sono trovate buone opportunità. Che mi hanno consentito di recuperare almeno parzialmente quello che ho perso».
Il trader cassettista
G.G. 49 anni
Dirigente d'azienda nel settore alimentare
ROMA
Con un portafoglio di partenza da 300mila euro investito in modo decisamente sbilanciato, all'80% su azioni e al 20 su conti di deposito, è un trader online atipico. «Faccio da solo perché preferisco sbagliare da solo piuttosto che lasciare ad altri il controllo del mio mezzo. Ho cominciato ad appassionarmi agli investimenti cinque anni fa e ho continuato a comprare e vendere con le piattaforme di trading delle banche. Ma non ho mai agito in modo compulsivo, restando fisso davanti al computer e comprando e vendendo come un trader frenetico. Mi definisco piuttosto un cassettista. Punto esclusivamente su titoli azionari di piazza Affari e in particolare su azioni bancarie».

Niente analisi grafica in ogni caso. Solo fondamentali. «Non ho mai utilizzato l'analisi tecnica per i miei investimenti. Ho un banalissimo sistema di alert che mi avvisa sul computer sulle varie notizie che possono influire sull'andamento dei vari titoli quotati e mi baso prevalentemente su quelli, oltre che sulle notizie che vengono riportate sulla stampa specializzata».
Nel corso dell'ultimo anno ha subito dei rovesci anche consistenti. «Per fare un esempio avevo in carico le UniCredit a 6,50-7,50 euro e in alcuni momenti, come si sa, le perdite sono state pesantissime». Ma G.C. ha una sua visione, filosofica, della Borsa: «Né perdite né guadagni vanno enfatizzati, occorre ragionare sul lungo periodo. Ci sono stati momenti buoni dove si è guadagnato molto e vanno ricordati, così come non vanno drammatizzati i momenti peggiori. Soprattutto non bisogna mai dimenticare quale sia la soglia di rischio che si è psicologicamente in grado di sopportare. Questo è il fattore più importante: l'equilibrio interiore con cui si affrontano gli investimenti».

L'ingegnere blindato
R.T. 27 anni
Ingegnere delle telecomunicazioni. Dipendente
NAPOLI
Approccio superprudente e un portafoglio "pre crisi" impostato sulla liquidità quello dell'ingegnere partenopeo. Anche volendo, a meno di una dichiarazione di default dello stato italiano, non avrebbe potuto che perdere pochi spiccioli. «Il patrimonio (200mila euro) all'inizio della crisi del settembre 2008 era investito in due sole asset class. Per il 70% in CcT e per il 30% in un deposito in conto corrente al tasso attivo dello 0,31 per cento. Una scelta non dovuta a particolari consigli da parte di promotori o consulenti ma di una semplice chiacchierata con lo sportellista della mia banca con cui abbiamo convenuto di restare in una posizione d'attesa. E oggettivamente è andata piuttosto bene».

Dunque, blindatura perfetta a prova di disastro globalizzato. Ma anche un portafoglio estremamente rarefatto in termini di rendimenti attesi. «Ora le alternative che sto valutando sono diverse e sono tutte dipendenti dai mutamenti degli scenari macroeconomici. In particolare da quello inflattivo. Avevo pensato di acquistare bond a scadenze lunghe, ma ritengo che le prospettive da qui a cinque anni possano comportare un aumento dell'inflazione tale da pregiudicare la bontà dei rendimenti. Per il resto, sto riflettendo sull'eventualità di prelevare le giacenze su conti correnti per investirli in corporate bond di primari istituti bancari italiani».

30 ottobre 2009
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