C'era una volta un paese povero e sconfitto, ancora in gran parte agricolo, con un tasso di analfabetismo funzionale che lo escludeva dal gruppo dei paesi avanzati. Quel paese in meno di vent'anni compì uno straordinario balzo in avanti, che per la prima volta gli aprì le porte della modernità. Quel paese è l'Italia, e il suo "boom" non venne dal nulla: fu il frutto del duro lavoro del suo popolo, di un grandioso sviluppo industriale, di progressi crescenti nell'istruzione dei giovani. Non di un'istruzione generica, però. L'asse portante dello sviluppo e della spinta all'innovazione fu il ramo più robusto e meglio capace di rinnovarsi della scuola, l'istruzione tecnica: proprio quel ramo che oggi, numericamente sorpassato dai licei, viene in prevalenza scelto dai figli degli immigrati, perché offre un lavoro sicuro e qualificato senza pregiudicare l'accesso all'università. Da anni Confindustria, preoccupata del nostro declino industriale, chiede il rilancio dell'istruzione tecnica . Oggi per uscire dalla crisi è necessario darle ascolto.