«Condivido l'idea del monumento ai caduti di pace proposto dal Sole 24 Ore, a patto che ci si tenga lontani da certe architetture contemporanee false e ideologiche che con la commemorazione dei vostri caduti non hanno nulla a che fare. Propongo anzi che per ricordarli si costruisca all'Eur l'arco progettato da Adalberto Libera per l'Esposizione universale del 1942 e mai realizzato». Nikos Salingaros ha fatto della polemica e della provocazione la sua cifra, usandola soprattutto nella crociata «contro le archistar» (è il titolo del libro che presenterà a Roma il 5 novembre). Questo americano eclettico, nato in Australia da genitori greci, che insegna matematica all'Università di San Antonio (Texas) e urbanistica a Delft (Olanda), Monterrey (Messico) e Roma Tre, rispolvera ora uno dei progetti incompiuti cari alla destra romana e agli amanti del razionalismo italiano «per dare un carattere di vera monumentalità» a questa commemorazione.

Nikos SalingarosSalingaros è arrivato mercoledì a Roma, ospite del Cesar, il centro studi dell'architettura razionalista fondato dal deputato-architetto Fabio Rampelli (ex An). «Se non si vuole usare un'opera monumentale già progettata e mutuata dalla storia e della tradizione autentica di questa città come l'Arco di Libera - suggerisce Salingaros - propongo una soluzione totalmente diversa: un concorso per un'opera di piccole dimensioni, a misura d'uomo, un metro o mezzo o due, una statua o un muro su cui incidere i nomi dei caduti».

Le piccole dimensioni, che troverebbero una traduzione anche in un budget per il concorso «non superiore ai 10mila euro», terrebbero lontani dall'opera gli speculatori e «gli squali» appartenenti «a quella setta pseudo-religiosa internazionale che impone da anni emozioni storte e sadiche e propone forme crude e morte, intenzionalmente ostili all'essere umano».
Ben venga la statua, quindi, che Salingaros non considera affatto un genere superato in nome dello spazio e della contemporaneità, come dicono molti degli architetti che in questi due mesi ci hanno inviato le loro idee. «Il corpo umano - dice Salingaros - non è cambiato negli ultimi 5mila anni e anche la sua rappresentazione non è cambiata per secoli, non è necessario rompere con la tradizione». Per l'urbanista americano la «contemporaneità è solo l'uso delle tecniche che abbiamo oggi per realizzare al meglio quello che l'uomo ha sempre realizzato» e non va scambiata con il «rubare qua e là qualcosa dal Bauhaus».

L'architetto è un essere umano «umile che non ha bisogno di imporre il proprio egocentrismo, ma trova soluzioni rispondenti a ciò che viene chiesto». Propone geometrie chiare e lineari in edifici «rispettosi della biologia umana, della fisiologia e della psicologia, capaci di tenerci anche lontani dal raffreddore». Chiede ai progettisti la cura del dettaglio costruttivo. «Una buona architettura deve saper tenere insieme armoniosamente la grande e la piccola scala, deve avere rispetto per il contesto e parlare un linguaggio della forma coerente senza inseguire la mescolanza di stili».

Apprezza la ricostruzione in Abruzzo fatta da Silvio Berlusconi, ma dice che «ha sbagliato scegliendo la new town e il campus americano, modelli che non creano città». L'Italia, invece, ha bisogno di tornare a parlare di urbanistica, come non fa da decenni. Anche a questo creare e completare la città, nel rispetto dell'identità profonda del luogo, può servire il monumento ai caduti. Per la mancata realizzazione dell'Arco di Libera proprio il Cesar aveva parlato di «Eur interrotta» e di «quartiere monumentale senza un monumento».