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La banca è morta, viva la banca

di Martin Wolf

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30 settembre 2009

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Problema più profondo da sondare è se il sistema finanziario basato sul narrow banking potrebbe allocare capitali in modo efficiente. Si presentano qui due rischi contrastanti. Il primo è che se adottassimo il sistema del narrow banking la fornitura di capitali ad attività più rischiose e a lungo termine sarebbe fortemente ridotta. In opposizione a tale proposta, si potrebbe sostenere che con l'indebitamento del settore pubblico utilizzato per sostenere le liabilities delle narrow bank, gli investitori sarebbero costretti a trovare altri asset del genere.

Il rischio opposto (e notevolmente superiore) è che la debolezza delle attività banca-rie sarebbe reinventata, tramite le semi-banche. Questo, dopo tutto, è proprio quanto è accaduto con le "banche ombra". Alla fine, anche quegli istituti sono stati salvati dal fallimento. Il punto è che una struttura finanziaria caratterizzata da liabilities a breve termine e relativamente esenti da rischio, e da asset più rischiosi e a più lungo termine è sommamente redditizio, finché non crolla, però, come è alquanto verosimilmente in procinto di fare.

La risposta al secondo interrogativo è rendere illegali le attività bancarie. Ciò significa che i mediatori finanziari,all'infuori delle narrow bank, avrebbero il valore delle loro liabilities collegato a e dipendente dal valore dei loro asset. Laddove non è possibile assegnare un valore agli asset, ci sarebbero corrispondenti periodi di lockup per

le liabilities. A quel punto si escluderebbe la possibilità di continuare a giocare al gioco dei prestiti a breve termine usati per comperare asset rischiosi a lungo termine con wafer-thin equity . Gli investitori nei fondi dovrebbero accollarsi i rischi legati ai titoli. Gli istituti di trading esisterebbero ancora, anche se avrebbero bisogno di finanziamenti in equity.

Laurence Kotlikoff dell'università di Boston e Edward Leamer dell'università della California a Los Angeles sono tra coloro che hanno proposto queste idee rivoluzionarie. Io la considero il modo più semplice per evitare il pericolo che il narrow banking possa spostare altrove i rischi impliciti in simili attività.

Il punto più importante è che la situazione che abbiamo raggiunto adesso è insostenibile. Le concentrazioni odierne di potere e ricchezze private garantite dallo stato devono sparire. Oggi il settore ufficiale crede che normative più rigide, specialmente requisiti più alti di capitale, possano contenere questi rischi. Ma ciò verosimilmente è destinato a fallire. Se così sarà, dovremo essere radicali. E nondimeno il narrow banking continuerà a non essere sufficiente. Dovremo escludere anche la possibilità del semi-banking, altrimenti molto presto potremmo tornare a un mondo fatto di grande debolezza e salvataggi in extremis dal fallimento. I fondi che sostituiscono le banche si ritroverebbero a passare i rischi direttamente agli investitori esterni.

Le autorità non si occuperanno immediatamente di queste proposte radicali, ma il sistema finanziario è così debole a livello interno che una riforma radicale non può essere data per morta. È soltanto dormiente.

John Kay, Narrow Banking: The reform of banking regulation
© 2009, FINANCIAL TIMES

Traduzione di Anna Bissanti

30 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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