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Inter e Juve, un duello al vertice destinato a durare

di Gigi Garanzini

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31 agosto 2009


Pesa di più la vittoria della Juve a Roma o il trionfo dell'Inter nel derby? Pesano entrambe, e non poco, perchè lasciano intravvedere un duello al vertice destinato a durare. Ma proprio perchè il testa a testa rappresenta il futuro, tanto vale cominciare dal presente, dunque dalle due genovesi al comando insieme a Lazio e Juventus. Una ha cambiato molto, il Genoa, l'altra lo stretto necessario, la Samp. Per me fa più notizia il Genoa, a maggior ragione se si pensa a quanto Zena c'è stato nella vittoria dell'Inter, con Motta e Milito protagonisti assoluti e non solo nel tabellino. Aver perso due giocatori di quel calibro e ricominciare con tante facce nuove come niente fosse accaduto non è facile. Significa da un lato saper scegliere, saper come reinvestire il ricavato di cessioni così pesanti: e dall'altro poter contare su di un tecnico di valore. Sull'altra sponda, la Samp appare più ricca di soluzioni rispetto ad un anno fa: e un Cassano così creerà a Lippi più problemi di quanto non gli abbia dato sinora. La vittoria della Lazio, assai più fortunosa, non sembra autorizzare al momento gli stessi sogni di gloria delle genovesi. Ma anche a Pechino aveva saputo cogliere l'aiuto della sorte, e là di fronte non c'era il Chievo bensì l'Inter, e in palio c'era un trofeo.

Nel resto del gruppo mi pare si segnalino il Parma e il Siena. Anche Fiorentina e Napoli, ma sempre con quel che di stentato che ne accompagna anche le vittorie. E poi non c'è dubbio che la copertina di giornata vada alle imprese di Inter e Juventus, sia pur tenendo conto che di fronte a loro, al di là delle suggestioni c'erano grosso modo due squadre di vecchie glorie. In ogni caso l'Inter ha giocato la partita di gran lunga migliore della gestione Mourinho. Prima stentando, anche soffrendo, ma poi demolendo i rivali al di là dei loro demeriti, con una superiorità talmente netta da suggerire anche un secondo tempo di sola accademia, con il piede levato dall'acceleratore.

La Juve ha tardato forse più del previsto a chiudere una partita che Cassetti le aveva servito su un vassoio d'argento e che un'ingenuità collettiva aveva poi riaperto. Ma il finale è stato perentorio, e i due acuti di Diego degni di un campione vero, forse al di là delle aspettative che pure erano di livello molto alto. La Roma, in fondo, ha fatto più o meno quello che poteva. A differenza di un Milan presuntuoso nell'approccio e dilettantesco nella gestione dell'episodio chiave, legato alle mattane di Gattuso e alle inadempienze contrattuali (io le considero tali) di Seedorf. Se non ricordo male era tutta colpa di Ancelotti che trascurava Ronaldinho. Peccato che girar la frittata sia nel calcio un po' più dura che in politica.

31 agosto 2009
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