La General Motors chiude l'anno come l'ha iniziato. In gennaio è stata sorpassata da Toyota come primo produttore al mondo. In febbraio, dopo avere liquidato il vecchio vertice societario, Gm ha annunciato altri 10mila licenziamenti fra i colletti bianchi. In marzo la casa di Detroit ha avvisato la Sec di avere «dubbi sostanziali» sulla propria continuità aziendale. In aprile il governo americano ha chiesto a Gm un piano di conversione in azioni di 48 miliardi di dollari di debiti. Settimana dopo settimana, con le vendite in continuo tracollo, la bancarotta è arrivata ai primi di giugno. Per rilanciare l'immagine della nuova Gm, la società ha fatto una campagna pubblicitaria aggressiva, sfidando gli americani a trovare auto migliori delle sue. La promessa? «Se entro due mesi dall'acquisto, trovate un'auto migliore Gm vi restituisce i soldi e si riprende l'autovettura». Una trovata ad effetto, forse rovinata ieri dall'ultimo annuncio. Gm deve richiamare 22mila Chevrolet Corvettes per risolvere un problema di «adesivi»: il tetto non sta incollato alla scocca delle auto. (R.Fi.)