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IL FUTURO DEI MEDIA
Bentornata Internet primo amore di libertà

di Gianni Riotta

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31 gennaio 2010

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Siamo dunque arrivati, stavolta con ottimismo, alla nuova stagione. Solo lasciando migrare online -dopotutto viviamo nell'era delle grandi migrazioni- i valori del dialogo, della tolleranza, della cultura e dell'evoluzione, cari alle nostre migliori tradizioni, liberiamo la forza, economica, culturale e di comunità del web. Ha ragione Alberto Mingardi quando ci richiama alla sfida libertaria, non possiamo pretendere di imporre idee dall'alto, dobbiamo convincere l'opinione pubblica, accettare il botta e risposta 24 ore su 24, vivere internet come democrazia «le opinioni debbono dimostrare tutta la loro forza, pena la sanzione in diretta di una smentita da parte del pubblico informato».

Come dice Craig Newmark di Craiglist e Wikipedia «I cittadini controlleranno gli esperti e viceversa». Non ci fa paura questa rete, anzi: ci fa paura il ghigno dei teppisti che credono di essere i soli ad aver ragione (di nuovo: il '900 ne era zeppo) e il monopolio di chi non paga le idee e così le impoverisce. De Biase (sarà lui a leggere la lezione introduttiva al grande Festival del giornalismo di Perugia e ascolteremo con attenzione le sue tesi sul tema) osserva che la rete non si può definire con nettezza «come una lavatrice». Verissimo, ma anche della rete sappiamo se lava o sporca le nostre coscienze. Ha ragione Luca: come Kennedy dobbiamo dire cosa noi possiamo fare per il web, prima di chiederci cosa il web può fare per noi.

È giusto il punto da cui siamo partiti. Noi sappiamo benissimo cosa possiamo fare per la rete, liberarla da chi si arricchisce con le idee altrui, ammazza il dibattito, omogeneizza le idee, come dagli intolleranti. I Polifemo dei motori di ricerca sempre uguali e i Lillipuziani dalle idee acide impediranno l'evoluzione del web e presto non ci saranno più gli old media a «certificare reputazioni» (chi non ci crede rilegga il capolavoro di Swift: i Lillipuziani erano sì minuscoli, ma cattivissimi).

Mentre eravamo intenti, noi del Sole e intorno tutta la galassia del web, a questa discussione, Steve Jobs ha lanciato il suo iPad. Non so se salverà la stampa. So che la tecnologia salverà i contenuti di qualità, che dai tablets, dalla convergenza, dall'uso intelligente delle «clouds», le «nuvole» che raccolgono il sapere del tempo, è possibile (Murdoch e De Benedetti ne hanno scritto a lungo) sbloccare i monopoli dei motori di ricerca (industriali alla Google o sociali alla Wikipedia), come accadde con giornali e telefonia negli anni Settanta. L'arrivo di iPad -osserva l'Economist- obbliga l'editoria classica a sviluppare nuove idee, nuovi progetti, nuovo software per raggiungere il pubblico, informarlo con qualità e senza supponenza, preparare l'opinione pubblica e i cittadini di domani.

E' una battaglia professionale per chi come noi è impegnato nell'industria della cultura e dell'informazione. Ma è molto di più. Se non riuscissimo a vincere la sfida, se prevalesse la giungla del diritto del più forte, non sarebbe la sconfitta di un mestiere o di una testata. Sarebbe il dileguarsi del libero dibattito e delle libere idee. Il risultato non sarà l'Eden del web ma un aspro populismo, in cui i governi, delle democrazie post moderne e dei regimi autoritari, impareranno a distorcere i motori di ricerca a loro vantaggio, ignoreranno o oscureranno i microblog, azzerando l'opinione pubblica. Negli Usa e in Europa, come in Russia e Cina, non mancano sinistri segnali in questo senso.

Il cozzare delle idee dopo il nostro appello a tornare tutti a www.verità.com ci ha riportato al grande amore del web dei pionieri. I valori sono classici, libertà, sviluppo, tolleranza, compassione. Il software con cui li tradurremo nel futuro un progetto da disegnare insieme. Bentornata internet, primo amore!

P.S.
Rileggo l'articolo e scopro con vergogna di aver violato il precetto di uno degli interventi migliori del dibattito, il Michael Kinsley che urla «articoli troppo lunghi sui giornali». Hai ragione Michael e mi scuso con i lettori: da domani dieta di righe...

31 gennaio 2010
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