Proprio nel giorno in cui ha reso noto di prevedere almeno tre anni di deflazione, la Banca del Giappone ha battuto sul tempo altri istituti centrali inviando un segnale forte di attivazione di un'"exit strategy" dalle misure più straordinarie di politica monetaria varate a sostegno del mercato del credito. L'istituto centrale ha anche modificato in leggero rialzo le stime sull'economia. Ma non sembra gran cosa: nell'annata a tutto marzo 2010, il Pil non si dovrebbe contrarre del 3,4% ma del 3,2%, mentre l'anno successivo potrebbe recuperare l'1,2% anziché l'1 per cento. È vero che porre termine all'acquisto diretto di obbligazioni aziendali non avrà conseguenze particolari, visto il calo della relativa domanda. Ma la mancata unanimità della decisione suggerisce che i timori del governo sulla fragilità della ripresa trovano ampia eco. La BoJ sembra aver voluto dare un'indicazione non tanto sulla ripresa, quanto sul suo scrupoloso ruolo di guardiano della stabilità del sistema.