I sondaggi hanno il merito e il torto di essere drastici: sì o no, dentro o fuori. Implicito il rischio di semplificare, rendere rette le curve delle sfumature, appiattire i grigi a favore del bianco o del nero. Tuttavia, quando 90 italiani su 100 rispondono di essere felici - come risulta dal sondaggio Ipsos di cui scriviamo a pagina 2 - occorre accantonare la circospezione che la statistica impone e fare ammenda. Perché in questo caso siamo di fronte a un plebiscito spiazzante, che dribbla il "luogocomunismo" sul paese in crisi, sugli affanni della classe media, sui giovani costretti a lasciare l'Italia in cerca di normalità. Delle due l'una: o i sondaggi sono solo un'approssimazione della realtà, o sbagliamo tutti a leggere ogni giorno la realtà che abbiamo intorno. A non intuire che dietro la crosta delle lamentele, dei malesseri veri o presunti, si nasconde un'Italia sanamente sventata perché impudentemente vitale, e arrogantemente viva perché ostinatamente protesa al futuro. Ognuno può vivere anche senza arte, senza musica, senza amore. Ma vivrebbe peggio. Gli italiani forse lo sapevano. E noi non ce n'eravamo accorti.