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I pasticci delle candidature tra legalità e buonsenso

di Stefano Folli

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4 Marzo 2010
I pasticci delle candidature tra legalità e buonsenso

Potremmo riassumere in due punti la situazione senza precedenti che si è creata tra Milano e Roma. Primo, la democrazia si fonda sul rispetto delle regole, un principio di legalità che pone tutti i cittadini, uomini politici compresi, su un piede di parità di fronte alla legge. Si dirà che ormai è pura retorica, come chiunque può constatare di persona quando si trova alle prese con le mille vessazioni e le mediocri ingiustizie del vivere quotidiano. Eppure il principio è irrinunciabile, come dimostra la storia delle grandi democrazie occidentali. Se in Italia ne abbiamo smarrito il senso, questo dimostra il grado di rassegnazione civile di un paese che vive, forse in modo inconsapevole, dentro un'estesa e limacciosa zona grigia.
Ne deriva che il «pasticcio delle liste elettorali», come lo ha definito il presidente della Repubblica, è diventato il simbolo di una condizione approssimativa in cui le leggi, ossia le regole, non sono uguali per tutti. Tanto è vero che un semplice e un po' pignolo controllo di legalità, da parte di una magistratura che di sicuro non gradisce di essere il bersaglio quasi quotidiano degli strali del premier, ha condotto a risultati clamorosi ma non sorprendenti. Ed è paradossale prendersela con i radicali – unici ad aver contestato negli anni i meccanismi farraginosi della legge – se hanno saputo trasformare una battaglia sul principio di legalità in una bandiera politica da sventolare davanti all'opinione pubblica.
Secondo punto. Chi voleva richiamare l'attenzione sullo stato d'illegalità morbida e diffusa in cui troppo spesso ci troviamo a vivere, ha raggiunto pienamente il suo scopo. Questa campagna elettorale non sarà più la stessa. Nemmeno i meccanismi di formazione delle liste elettorali in futuro saranno più gli stessi. Dopo il naufragio, le oligarchie partitiche saranno costrette a cambiare l'andazzo e magari a introdurre qualche criterio di trasparenza. Vittoria totale per i «guastatori».
Tuttavia adesso è il momento del buon senso. La democrazia, abbiamo detto, si fonda sulle regole: ma anche su alcuni criteri logici. E non è logico che l'intero centrodestra, con in testa il governatore uscente, sia azzerato in Lombardia e messo nell'impossibilità di partecipare al voto. Questo fa a pugni con il buon senso. Diverso è il caso del Lazio, dove le liste del Pdl non risultano presentate. Ma non c'è dubbio che a Milano e forse anche a Roma bisogna uscire dal groviglio con un pizzico di saggezza. Certo, non con l'arroganza di chi, dopo aver pasticciato, vuole andare in piazza per trasformare un torto in ragione. Ma una volta ripristinata la legalità, è opportuno rispettare gli elettori e i loro diritti.

4 Marzo 2010
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