L'incertezza attraversa il nostro paese. Sfiducia crescente davanti alla crisi, ansia nel vedere non i partiti che si affrontano - questo è il sale della democrazia - ma le istituzioni ridotte a fazione. È il presidente Napolitano ad ammonirci contro questa sindrome che semina populismo, rancore e risentimento. Allontana i giovani dalla politica, e accende estremisti e intolleranti. Gli scandali, le intercettazioni, perfino la mordacchia ai talk show, pur con i loro limiti di chiasso, disorientano alla vigilia delle elezioni regionali.
Sulle conseguenze politiche del marasma scrive per noi in prima pagina Stefano Folli. Oltre l'analisi politica c'è però un'amarezza diffusa tra i cittadini che la classe dirigente dovrebbe combattere. È ovvio che elezioni senza la Polverini a Roma o Formigoni a Milano sarebbero monche. Ma il cittadino che s'è visto bocciato il finanziamento a un click day non per un'ora, ma per un secondo, di ritardo, come reagirà nel vedere i pasticcioni riammessi in corsa? Ognuno di noi, imprenditore, professionista, dirigente, impiegato, lavoratore, precario, studente, è stato rispedito in fondo alla coda, per un timbro mancante, una firma mal posta, una fotocopia poco chiara. E affari son stati perduti, giornate di lavoro andate in fumo, speranze di creare opportunità e aziende frustrate. I partiti chiedono - e avranno - un «aiutino». A tutti noi è negato da una burocrazia cieca e sorda. Perché?
Le cronache ci parlano dell'onorevole De Magistris, ex magistrato, che commenta l'assoluzione del governatore Loiero attribuendola a magistrati, suoi ex colleghi, collusi con la criminalità organizzata. Così De Magistris difende i giudici? Quando deliberano secondo il suo punto di vista sono eroi, se decidono diversamente manutengoli della casta? Che differenza c'è con il «talebani» di Berlusconi? E il presidente Schifani che chiede rispetto per la «sostanza» e non la «forma» non rischia di far percepire che questo criterio valga per i politici e non per i comuni mortali, sempre bocciati dalla sola «forma»? E il ministro Zaia che, in piena campagna elettorale, boccia l'Europa sugli Ogm con toni da comizio e non da uomo di governo non confonde l'esecutivo con la corsa al Veneto? C'è già abbastanza sconcerto nel paese: aumentarlo dall'alto delle istituzioni è un rischio inutile.