La paralisi dei mercati. Il collasso di Lehman. In finanza, soprattutto quando le cose vanno male, le metafore mediche si sprecano. Ricardo Caballero, economista del Mit, si è spinto più in là e domani, nella prestigiosa Mundell-Fleming Lecture a Washington, illustrerà perchè le crisi finanziarie più gravi, come quella degli ultimi due anni, sono uguali a un arresto cardiaco improvviso. E perché c'è bisogno di quello che chiama un «defibrillatore finanziario». I medici ci insegnano che il più grave fattore di rischio cardiaco sono i problemi coronarici e l'arma migliore la prevenzione, attraverso uno stile di vita sano. Ma in finanza (dove si potrebbe dire che l'equivalente del colesterolo sia l'uso eccessivo della leva finanziaria), come nella vita di tutti i giorni, non tutti, o non sempre, vogliono adottare lo stile di vita che aiuterebbe a prevenire i disastri.
Un arresto finanziario improvviso, dice Caballero, è una condizione nella quale la fiducia dentro e verso il sistema finanziario improvvisamente svanisce e, quando questo accade, il sistema si blocca e il credito smette di fluire all'interno del sistema e verso l'economia reale. L'arresto finanziario causa severe contrazioni dell'economia e distruzione di ricchezza in assenza di un'immediata risposta sistemica da parte delle autorità. E questa risposta, secondo Caballero, è il defibrillatore.
Esiste già, osserva, un prestatore di ultima istanza, la banca centrale, ma questo si è rivelato insufficiente nella crisi in corso. L'economista del Mit suggerisce altre tre parti, che entrano in azione a seconda della gravità della crisi. Più capitale azionario (come sostenuto dal G-20 e dal Financial Stability Board), capitale contingente di pronto intervento, per esempio debito convertibile (una soluzione indicata fra gli altri da Daniel Tarullo della Fed), infine, il meccanismo più efficace contro il panico, secondo Caballero, e cioè una forma di assicurazione attraverso garanzie pubbliche sull'attivo del sistema finanziario, da far scattare solo in caso di incertezza estrema: strumenti automatici, prepagati e obbligatori. Gli Usa hanno fatto qualcosa del genere, ex post, con Citigroup, e la Gran Bretagna su base più ampia.
Il meccanismo è ingegnoso, una sorta di credit default swaps, che proteggerebbero l'attivo delle banche in caso di eventi sistemici. Lasciando ai tecnici le obiezioni sulla meccanica del defibrillatore, la tesi presta il fianco a due obiezioni di fondo. Chi decide quando far entrare in azione il defibrillatore, le autorità di vigilanza che hanno mancato completamente nell'individuare l'arrivo di questa crisi? Come si convinceranno i pazienti, cioè le banche, che sono state finora recalcitranti non solo alla prevenzione, ma anche alla cura dell'arresto cardiaco, come dimostrano le loro vivaci resistenze, anche in questi giorni, alle varie proposte di riforma dlele regole della finanza? Il problema non è tecnico, ma di volontà politica. E questa, un anno dopo Lehman, comincia a scarseggiare.