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Curioso caso del Trattato partorito già vecchio

di Enrico Brivio

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4 novembre 2009

Suscita un sospiro di sollievo, ma poche speranze, l'ultima firma al Trattato di Lisbona, apposta ieri controvoglia dal ruvido presidente ceco Vaclav Klaus. Non più Costituzione sognata, ma nemmeno indispensabile manuale di governance a 27, il nuovo Testo nasce dopo otto anni di travaglio, levatrici le pulsioni nazionalistiche rimpannucciate dalla crisi.

Non stappate spumante. Come il padre di Benjamin Button, il personaggio di Scott Fitzgerald costretto a vivere a ritroso la vita, nella culla scopriamo un vecchierello rugoso e non il vivace neonato con 27 anime. Certo, il Trattato estenderà le decisioni a maggioranza, allargherà le competenze dell'Europarlamento e darà all'Europa un Presidente e un ministro degli Esteri più autorevoli. Ma la lottizzazione avida delle nuove poltrone, evoca sottogoverno non innovazione. Nella contesa tra l'energico labor-liberista Tony Blair e la volpe UE Jean-Claude Juncker, il favorito è il terzo incomodo, il premier belga, Herman Van Rompuy. Un navigato mediatore popolare di 62 anni, capace di sopravvivere con astuzia nelle acque melmose della frammentata politica belga, non un leader di brillante visione globale. Un incolore portavoce, senza la statura per ostacolare le smanie neo-golliste di Nicolas Sarkozy e il ritorno al «prima Berlino poi l'Unione» dell'ultima signora Merkel. Pur di avere le mani libere Parigi e Berlino non disdegnano il duo tascabile Van Rompuy-Barroso alla guida dell'Unione europea: intendono gestire la crisi, in casa e fuori, a modo loro.

D'accordo solo su nomine di basso profilo, i leader europei latitano nella definizione di politiche economiche comuni e di un fronte unito da difendere a Copenaghen sull'emergenza clima. Perduta la rendita di posizione di metà delle poltrone del G-8, gli europei sono minoranza nel G-20 e alle corde nel ring globale tra i pesi massimi Stati Uniti e Cina. Non basterà a cambiare il quadro l'intraprendenza del witty David Miliband, favorito alla poltrona di ministro degli Esteri Ue, o la finesse politica dell'outsider Massimo D'Alema, 7 a 1 per i bookmakers inglesi. L'Europa dovrebbe ritrovarsi in fretta per scongiurare il declino. Non abbiamo davanti, a differenza di Benjamin Button, l'intera vita per ringiovanire.

4 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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