Serpeggia nel Nord del paese, ma anche in altre aree, tra le cinture produttive del Centro e nelle eccellenze del Sud, malumore per gli incentivi concessi fin qui all'industria automobilistica e per quelli di cui si sente parlare per il futuro. Il risentimento è alimentato dal difficile momento economico, dall'autunno tosto sull'occupazione e dal credito che non riesce mai ad essere sufficiente. Le forze politiche guardano alla tensione dal loro punto di vista, chi vicino ai «grandi», chi scommettendo sulla rabbia dei «piccoli». Per il bene dell'industria italiana tutta, la storica e grande e la piccola, capace di innovazione e ripresa, è bene non innescare guerre tra produttori. Il sistema Italia ha bisogno di ogni sua componente e le risorse vanno impegnate per sostenere tutti. Non solo perché i «grandi» occupano una lunga filiera di piccoli, ma perché la ricchezza dei piccoli è garanzia per la nostra economia. Non c'è somma zero nel XXI secolo, o insieme si cresce o insieme si declina. E insieme si devono rivendicare le riforme e gli incentivi globali che ci facciano passare questa difficile «nottata».