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In una Europa privata del motore tedesco sopraggiungerà un Regno Unito a guida conservatrice. I conservatori di Cameron si sono nutriti in questi anni di euroscetticismo, hanno concorso anzi ad alimentarlo e si prefigurano come un accresciuto bastone fra le ruote. Non a caso, se potessero, cancellerebbero lo stesso Trattato di Lisbona. Tiriamo allora le somme e immaginiamo come sarà difficile trascinare lungo un'unica strada il carro di Tespi dei ventisette stati membri e come sarà invece facile che l'Europa allargata possa dare il peggio di sé, con la Grecia che pone veti alla Macedonia, la Slovenia che li pone alla Croazia, Cipro che manda in corto circuito ogni passaggio negoziale con la Turchia e ciascuno che fa i suoi affari con la Russia. Dopo il voto irlandese c'è già chi parla di Tony Blair come di un possibile Presidente del Consiglio europeo che sarebbe il nostro Obama nel mondo. Calma ragazzi. Il Trattato non conferisce poteri del genere e non si vede come, in questo contesto, un Presidente potrebbe conquistarseli sul campo.
Sperare in un'Europa più integrata tuttavia è d'obbligo, così com'è d'obbligo battersi perché la speranza si avveri. Ma cresce l'inquietudine, così come è cresciuta in queste settimane la rappresentazione dell'Europa di domani sul modello della nuova Germania e quindi come una grande Svizzera, prospera e sicura, ma restia a preoccuparsi dei problemi del resto del mondo e a condividere la responsabilità della loro soluzione. Così ha scritto di recente Charles Grant e c'è chi nota, magari con amarezza, che un'Europa così sarebbe almeno meglio di un'Europa pentolone di politiche estere distinte e litigiose.
Non avrei mai pensato che un futuro da grande e introversa Svizzera potesse diventare un'aspirazione europea Di sicuro non fu in questa chiave che i nostri padri ci avevano additato il federalismo elvetico come ideale.