Nella perenne rissa che divide ossessiva il nostro paese, lasciando nell'indifferenza crescente buona parte dell'opinione pubblica, la «tragedia annunciata» è tragico luogo comune che si ripresenta, con macabra puntualità, ad ogni disastro. Che l'Italia sia paese a rischio idrogeologico, che il cemento facile degli anni '50 e '60 abbia reso lo stress formidabile, che deforestazione e cambiamenti climatici abbiano aggravato la situazione è evidente. Sarebbe allora necessario un piano nazionale condiviso sulle emergenze, capace di individuare i lavori urgenti per le aree in pericolo, con rapidità e umiltà, sapendo che nessuno tragedia è «annunciata», ma che un'oncia di prevenzione vale tonnellate di cure. E, dopo una tragedia come quella che ha colpito la città di Messina, meglio evitare le polemiche. Che c'entra il Ponte sullo Stretto? Ponte sì o no l'area resta a rischio, e gran parte dei fondi destinati al ponte non sarebbero utilizzabili diversamente. Quante chiacchiere: fantastiche per le polemiche, meno per frenare le valanghe di fango e acqua.