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La novità del federalismo fiscale, per conquistare i maggiori consensi che le mancano e superare le preoccupazioni o diffidenze che la circondano, deve saldarsi con una chiara, non formale riaffermazione del patto nazionale unitario.
In conclusione, le celebrazioni del 150? dell'Unità italiana dovrebbero favorire il diffondersi di un clima nuovo, al Nord e al Sud. Da un lato, con l'abbandono di pregiudizi e luoghi comuni attorno al Mezzogiorno e ai meridionali, di atteggiamenti spregiativi che ignorano quel che il Mezzogiorno ha dato all'Italia in varii periodi storici, e in particolare la ricchezza degli apporti della sua intellettualità, delle sue élite culturali , da De Sanctis a Croce, essenziali nel concorrere all'unificazione del paese. Vecchi e nuovi atteggiamenti spregiativi e sommari impediscono di cogliere e trattengono dal riconoscere energie valide, eccellenze, fattori di dinamismo che il Mezzogiorno presenta e su cui occorre far leva.
Dall'altro lato, una seria riflessione critica della società meridionale - delle forze che la rappresentano, che la guidano o che in essa comunque si muovono : una seria riflessione critica su se stessa, voglio dire. Il bilancio delle istituzioni regionali nel Mezzogiorno non è uniforme, comprende esperienze positive- come quella della Basilicata-ma nell'insieme è tale da farci dubitare che le forze dirigenti meridionali abbiano retto alla prova dell'autogoverno.E pur riservandoci e sollecitando un approfondimento obbiettivo delle ragioni di un bilancio a dir poco insoddisfacente, non possiamo - lasciate che lo dica in questo momento da meridionale e da convinto meridionalista non possiamo permetterci alcuna autoindulgenza.
Non possiamo nascondere inefficienze e distorsioni dietro la denuncia delle responsabilità altrui, e soprattutto dietro le responsabilità dello stato e dei governi che lo hanno retto. La critica di indirizzi e di comportamenti, di omissioni e di penalizzazioni, di cui il Mezzogiorno ha sofferto è legittima e anzi doverosa, purché seria e fondata, ma non può coprire le responsabilità di quanti si sono nel corso di lunghi anni avvicendati nel rappresentare e guidare le Regioni meridionali e le istituzioni locali, o hanno comunque espresso le forze della società civile.
È giusto che da parte del Mezzogiorno si rivendichi il meglio del proprio passato storico e del proprio presente, e che innanzitutto ci si riappropri, con uno sforzo intellettuale e morale del tutto carente negli ultimi tempi, dell'eredità della cultura scientifica e umanistica meridionale, di un patrimonio luminoso di pensiero e di creatività che (basta riandare al XVIII secolo) ha lasciato segni duraturi nel farsi dell'Italia e dell'Europa.
Ma essenziale sarà soprattutto uno scatto di volontà, di senso morale e di consapevolezza civile da cui emergano nel Mezzogiorno nuove forze idonee a meglio affrontare la prova dell'autogoverno e della partecipazione al governo del paese.
C'è materia, credo, per un esame di coscienza che unisca gli italiani nel celebrare il momento fondativo del loro stato nazionale.
Il testo è un estratto dell'intervento che il Presidente ha pronunciato ieri al convegno "Mezzogiorno e unità nazionale - verso il 150° dell'Unitàd'Italia" a Rionero in Vulture