A leggere i giornali di ieri, senza eccezione alcuna, Giusva è tornato. La libertà concessa al terrorista Valerio Fioravanti, detto Giusva dagli anni felici di bambino attore in tv, è occasione per celebrare l'uomo di famiglia, il lavoratore indefesso, il profeta che si batte contro la pena di morte. Giusva è stato condannato per l'omicidio di 83 innocenti e il ferimento di decine di inermi cittadini, ma i suoi esegeti parlano solo della contestata sentenza sulla strage di Bologna che l'ex bimbo prodigio contesta. Glissano sugli assassinii che lo vedono reo confesso, quando il loro «eroe» sparava con il mitra contro le casalinghe di una radio o i ferrovieri in riunione, freddava un geometra, massacrava un poliziotto di 19 anni con la battuta «gratuitamente!», finiva senza pietà il giudice Amato e due carabinieri. Nel terrore ha trascinato la moglie Mambro, altra cocca dei media, e il fratello Cristiano. Da bambino Giusva era protagonista di Carosello. Poi ha ucciso da terrorista. Adesso l'Italia del Carosello perenne lo riaccoglie ridente tra applausi. Che le sue vittime riposino in pace e ci perdonino tutti.