Giustizia lenta, nessuna giustizia. L'adagio, stavolta, vede l'Italia parte lesa. A sorpresa è l'Europa a denegare giudizio. Tra il sacro e il profano. Primo versante: tre anni per arrivare a definire, in via provvisoria, la "questione crocefisso", attore la signora di origini finlandesi Soile Lautsi Albertin, ricorrente lo stato italiano. Ricorso accolto, finalmente. Da quando si è posto il problema - se schiodare la croce dalle aule della Vittorino da Feltre di Abano Terme - di anni ne sono passati otto e i figli della signora sono sulla soglia all'università. Versante profano: rifiuti a Napoli. Non risulta che, al momento, la città ne sia sommersa. La multa che ieri è arrivata dalla Corte di giustizia si riferisce al 2007. Quando in strada si era costretta a dribblare i sacchetti, una lunga serie di sanzioni minacciate. Oggi, a strade pulite, a emergenza scollinata, il prezzo da pagare. Questo cadere fuori tempo della sentenza ha per noi qualcosa di familiare. Potrebbe avere anche un che di consolatorio, della serie «tutto il mondo è paese». Ma non ci rallegra. Come per l'euro, così per la giustizia: tramonta l'illusione che entrare in Europa significhi entrare in terreno esente da certi vizi nazionali.