In tempo di crisi non si investe sul futuro. È questa la morale che si potrebbe trarre dalla decisione del governo di congelare lo stanziamento di 800 milioni per la diffusione della banda larga. Pur condivisibile, la necessità di impiegare le risorse per le emergenze anti-crisi, a partire dall'occupazione, sembra tralasciare gli effetti che la rinuncia a modernizzare le telecomunicazioni del paese potrà avere in termini di mancato incremento della produttività. Mentre si invocano costantemente opere strategiche capaci di innescare la ripresa, si lascia nel cassetto un progetto che, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi, porterebbe a un incremento del Pil di 2 miliardi (previsioni diffuse dal governo stesso, attraverso il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani). Senza contare, a proposito di occupazione, il coinvolgimento nel progetto, in quattro anni, di 4mila ingegneri, 11mila tecnici, 28mila operai, 6mila impiegati. Anche queste sono stime diffuse dal governo, prima che i fondi fossero congelati in attesa di tempi migliori.