ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

9 dicembre 2009

8 DICEMBRE 2009

7 dicembre 2009

6 dicembre 2009

5 dicembre 2009

4 dicembre 2009
03 dicembre 2009
2 dicembre 2009
1 DICEMBRE 2009
30 novembre 2009
29 novembre 2009
28 novembre 2009
27 novembre 2009
26 Novembre 2009
25 novembre 2009
24 novembre 2009
23 novembre 2009
22 novembre 2009

21 novembre 2009

20 novembre 2009

19 novembre 2009
18 novembre 2009
17 novembre 2009
16 novembre 2009
15 novembre 2009
14 novembre 2009
13 novembre 2009
12 novembre 2009
11 novembre 2009
10 NOVEMBRE 2009
9 NOVEMBRE 2009
8 Novembre 2009
7 novembre 2009
6 novembre 2009
5 novembre 2009
4 Novembre 2009
3 novembre 2009
2 novembre 2009

IL PUNTO / La maggioranza è compatta, dice il premier, ma la Lega è nervosa

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
5 Novembre 2009

Bisogna ammettere che non capita tutti i giorni un ministro dell'Interno che protesta contro il taglio delle risorse alle forze dell'ordine minacciando di votare con l'opposizione. Anche perché il ministro è leghista, Roberto Maroni, e il bersaglio dei suoi strali, seppure non nominato, non può essere altri che il ministro dell'Economia, Tremonti. Ossia il più strenuo alleato della Lega, l'uomo per difendere il quale Bossi si è esposto non poco nei giorni scorsi.
L'episodio, s'intende, non implica conseguenze politiche immediate. In tempi di crisi, la posizione del Tesoro è sempre scomoda. I tagli di bilancio generano sospetti e inimicizie all'interno dell'esecutivo, in particolare quando vanno a toccare un tema sensibile come l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Un tema intorno a cui ruota parecchio del consenso elettorale che la Lega (ma anche il Pdl) ha raccolto in questi anni e che non si vuole disperdere prima delle regionali di primavera.
Ovviamente Bossi ha subito ripreso il suo ministro per le frasi avventate. Non si può regalare all'opposizione la difesa di polizia e carabinieri, ancor meno si può mettere in difficoltà Tremonti nel momento in cui già fronteggia vari problemi nella maggioranza. È un dato indiscutibile che per la Lega il ministro dell'Economia resta tuttora un punto di riferimento prezioso. La vicenda segnala comunque un certo grado di confusione all'interno della coalizione. Tutto si tiene, si potrebbe dire: i rapporti nel governo e gli interrogativi sulla riforma della giustizia, la ricerca di accordi sulle candidature e il continuo rilancio, da parte di Berlusconi, della prospettiva presidenzialista: nella forma di elezione diretta di un premier destinato ad accentrare nelle sue mani un potere assai maggiore di oggi.
Tutto si tiene, ma nulla è chiaro. È comprensibile che il premier abbia sfoderato una volta di più il volto dell'ottimismo, soprattutto ieri che ha vissuto in Abruzzo una giornata positiva, con la consegna delle case ai terremotati. Ed è vero che il centrodestra, sono sue parole, «se non fosse compatto non sarebbe maggioranza». Ma è tutto da dimostrare che non esistono questioni spinose. L'uscita di Maroni, per esempio, dimostra il nervosismo che cova dentro la stessa Lega. Ed è plausibile che il sottile malessere leghista, tenuto sotto controllo da Bossi, abbia a che vedere anche con il difficile negoziato sulla presidenza delle regioni settentrionali.
Il rinvio del vertice a tre Berlusconi-Fini-Bossi, così come la ricerca di un contatto con Casini, dimostra che la mappa delle candidature è più complessa del previsto. Certo, siamo in anticipo sui tempi elettorali e alla fine il cerchio sarà chiuso. Eppure si capisce che le regionali impongono un riequilibrio del potere nella coalizione. Soprattutto nel Nord leghista. Berlusconi è costretto a trattare e la cosa non gli fa troppo piacere. In fondo il sogno di ottenere un'investitura elettorale piena, senza passare per le strettoie del Quirinale, non è l'annuncio di una riforma costituzionale per ora improponibile. È soprattutto un programma elettorale e tradisce la speranza di tornare presto o tardi alle urne per un bagno plebiscitario. Mettendo gli alleati, Lega compresa, con le spalle al muro. Al momento però i problemi sono altri. A cominciare dal fatto – parole del ministro Alfano – che non saranno abbreviate le prescrizioni nei processi penali. Una norma che in questo clima non passerebbe e Berlusconi se ne rende conto.

5 Novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-