Dum Romae consulitur... mentre la politica discute, i giudici si muovomo. L'incapacità dei governi di arrivare a una legislazione più responsabilizzante e restrittiva sulle agenzie di rating rischia di essere colmata dalle sentenze dei magistrati e dalle cause degli investitori.L'esempio si è avuto negli Usa, dove il giudice del distretto Sud di New York ha emesso una sentenza che segna un punto di svolta nel dibattito sulla tutela del risparmio e sulla responsabilità dei "maghi del rating". Per la prima volta, infatti, è stato stabilito che la tutela del primo emendamento della Costituzione americana (la libertà d'espressione) non può essere lo scudo con cui le agenzie di rating si difendono dai loro errori. In particolare il giudice ha stabilito che, quando i rating vengono emessi su prodotti strutturati e sulle Siv, non sono rivolti al pubblico, ma a determinate categorie d'investitori, e quindi non possono essere tutelati dalla libertà d'espressione che ha garantito finora l'impunità. Finalmente, insomma, si comincia a passare da un regime di impunità a un regime di libertà vigilata.