U n anno e mezzo per un concept. Nemmeno l'intero masterplan di Expo 2015,solo la sua definizione concettuale, come si dice in gergo. Il cambio di passo è nelle cose, certamente, e il grande evento espositivo, salvo harakiri clamorosi, ha ormai imboccato la stagione della semina, dopo il lungo inverno in cerca di una governance condivisa, in mezzo a guerre intestine e beghe egoistiche scoppiate in mondovisione. Gli stati generali di luglio hanno segnato un punto di svolta: dalle baruffe ai contenuti, amano ripetere in queste ore postagostane i grandi attori dell'Expo milanese.
Eppure, quel che verrà presentato martedì 8 settembre- sperando che la storia di quella data non si riveli infausta - è solo un concept e poco più. Manca ancora una decisione concordata sulla destinazione post-evento delle aree espositive. E mancano ancora tempi certi e modalità d'erogazione dei fondi statali, privati e degli enti locali. Da qui a primavera, quando il progetto definitivo andrà vidimato davanti al Bie di Parigi, insomma, pancia a terra e pedalare. Bisognerà mettere la freccia, per recuperare un anno e mezzo di soli concept.