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Più lavoro con mobilità guidata

di Vladimir Spidla

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5 settembre 2009

A giudicare dalle apparenze, per i lavoratori europei il 2009 non sembrerebbe un buon anno. Un grave problema è la disoccupazione giovanile. Oggi, sostenere che la mobilità professionale possa favorire tutti gli europei può suonare strano. Ma non lo è. La libertà di movimento dei lavoratori è essenziale per una maggiore produttività, fattore determinante per la crescita economica. La quale è minacciata da una combinazione d'incertezze sullo stato delle economie e sulla forma di governance globale che sarà adottata in futuro. In tempi difficili, le persone tendono a essere caute e a stare sulla difensiva. È una reazione comprensibile, ma non aiuta se intendiamo progredire.

È facile incolpare qualcuno proveniente da un altro paese di "rubarci il lavoro", quando i fatti in realtà lo smentiscono. I dati dimostrano che le economie caratterizzate da una forza lavoro mobile sanno riprendersi dai momenti di flessione dell'economia più velocemente rispetto ai paesi con strutture del lavoro rigide. L'economia mobile riesce ad adattarsi ai cambiamenti in modo più rapido e i suoi lavoratori possono trasferirsi più facilmente in nuove regioni o nuovi settori, trovando un'occupazione e generando attività economica.

Nel lungo periodo, l'Europa dovrà affrontare il problema della carenza di manodopera. Entro il 2015, la popolazione europea in età lavorativa sarà dimezzata. Tra il 2010 e il 2030, se i flussi migratori non cambieranno, il declino nella popolazione in età lavorativa significherà una riduzione di 20 milioni di lavoratori. Tali sviluppi avranno un forte impatto sulla crescita economica e sulla competitività: i datori di lavoro avranno difficoltà a trovare il personale. In tale contesto, la mobilità professionale svolge un ruolo importante per cittadini, datori di lavoro e stati. Il problema riscontrato dai datori di lavoro è che bassi livelli di mobilità possono portare a uno sbilanciamento tra domanda e offerta di competenze. Eliminare questo sbilanciamento aumenterà la produttività. L'attuale clima economico e finanziario sta causando una flessione nella domanda di merci e servizi e cambiamenti al mercato del lavoro. Con una forza lavoro più mobile, le aziende possono adattarsi a queste nuove forze del mercato. Per quanto riguarda i cittadini, più sono mobili, maggiori sono le possibilità di trovare impiego. Il tasso d'occupazione medio è più alto per i lavoratori mobili. Riescono ad accedere più facilmente a lavori con contratti a tempo indeterminato e hanno più ampie possibilità d'innalzare la mobilità professionale.

L'Europa può apportare valore aggiunto in tale ambito. Far incontrare i due elementi, i dipendenti e i datori di lavoro, è un aspetto importante del ruolo svolto da Eures. Eures è un servizio per l'impiego a vocazione europea, sostenuto da tutti i servizi pubblici per l'impiego d'Europa. Offre informazioni, consulenza e servizi per facilitare l'incontro tra domanda e offerta fra lavoratori e datori di lavoro dello Spazio economico europeo (Ue più Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera).

È assistito da una rete di oltre 750 consulenti che operano negli uffici di collocamento locali, rispondendo alle esigenze di chi cerca e offre lavoro. Possono offrire consulenza personalizzata su come trasferirsi in altri paesi. Sono specialisti competenti che hanno una particolare esperienza per quanto riguarda gli aspetti pratici, legali e amministrativi della mobilità a livello nazionale e transfrontaliero.

La disoccupazione rappresenta una grossa sfida per le famiglie ed è fonte di stress e ansia. Ma resta il fatto che continua ad esservi carenza di manodopera specializzata in molte parti della Ue, carenza che non può essere risolta localmente. Quindi il messaggio deve essere: la mobilità funziona, ora più che mai. Garantirà a tutti gli europei un futuro migliore.

Vladmir Spidla è commissario europeo agli Affari sociali

5 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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