Il secondo trimestre, in cui solitamente i consumi di combustibili rallentano, ha visto le quotazioni del petrolio Wti partire a razzo, avvicinandosi a 87 dollari al barile. Il calo stagionale della domanda rischia di essere cancellato dalla ritrovata euforia americana, forte delle cifre sull'occupazione. Il riflesso sui mercati è allarmante, perché riduce lo spazio per i ribassi e avvicina idealmente il Memorial Day, il week end di maggio che segna l'avvio della stagione di maggiori consumi di benzina. In questi giorni si è aggiunta la tegola del dipartimento americano dell'Energia, che pare abbia sovrastimato per parecchio tempo la produzione e le riserve di gas naturale negli Usa. Quello che era un caro-petrolio dettato dalle grandi istituzioni finanziarie rischia di trovare oggi il conforto dei fondamentali, cioè di domanda, consumi e scorte. Il rapporto che sta per essere pubblicato dal Fondo monetario internazionale nota che nell'Opec c'è un'ampia capacità produttiva di riserva e che nei paesi Ocse le scorte non mancano. La pressione al rialzo quindi sarà «moderata». Peccato che a questi livelli anche un rialzo moderato rischia di rivelarsi micidiale.