All'apparenza poteva sembrare una curiosità, la "solita" curiosità del politico-alieno. Appena prima (e subito dopo, nei commenti a caldo) le elezioni regionali che hanno decretato la vittoria della Lega Nord, Umberto Bossi parlava in tv degli allevatori, dei loro problemi e della politica del governo su questo punto, impersonata dal ministro Luca Zaia, eletto governatore del Veneto con una maggioranza del 60 per cento.
Sì, mentre già fiorivano le riflessioni sulla "bozza Violante" e il semipresidenzialismo, e mentre nel Pd riprendeva quota la fibrillazione sul Nord e gli operai che si allontanano dalla sinistra, Bossi parlava degli allevatori.
A ben vedere, nessuna sorpresa, si potrebbe pensare. La Lega non è forse il partito della guerra contro le "quote latte" e dei condoni per i furbi produttori del latte "in nero" che tanti problemi hanno creato in Europa?
Sbagliato anche questo. Nel senso che il partito che sventola la bandiera verde è molto di più e la sua rappresentanza è molto più estesa e stratificata. È il partito della terra, delle campagne, dei comuni rurali e delle comunità familiari, della filiera agro-alimentare, insomma la formazione politica che (a partire dal 2000, scendendo da Nord verso il Centro) ha saputo interpretare la Rivincita delle campagne, come recita il titolo del recente saggio (Donzelli editore) curato dal sociologo Corrado Barberis. Una rivincita verde, dopo la lunga fiammata industrialista e urbanizzatrice, non solo in termini di produzione e consumo, ma di stili di vita e di scale valoriali, al di là del contributo dell'agricoltura alla formazione del Pil che s'attesta intorno a quota 5 per cento.
Statisticamente accertato in termini demografici e di nuova e innovativa mobilità sociale e imprenditoriale, il fenomeno della ripresa delle campagne è testimoniato a livello planetario dall'immagine di Michelle Obama che zappa sorridente nell'orto della Casa Bianca.
In Italia, spiega la Coldiretti, 4 italiani su 10 sono dediti oggi alla cura di orti, giardini e terrazzi e, di questi quattro, uno è un giovane di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Innumerevoli sono le proposte enogastronomiche e agrituristiche, lo "slow food" è un successo.
Partita da lontano, la Lega ha finito per intercettare tutto questo. Ma il suo punto di forza consiste non solo nell'aver aver fatto delle radici sul territorio la sua ragione sociale ma anche nell'aver declinato questa sua originalità in un'offerta politica pragmatica. Zaia, classe 1968, veneto di Conegliano e una laurea in Scienze della produzione animale, passava da studente l'estate lavorando nell'officina meccanica del padre e ha poi fatto il muratore, l'operaio, il cameriere, il pr in discoteca e l'insegnante privato di chimica.
Come ministro ha puntato fra l'altro le sue carte sulla difesa dell'identità dei prodotti agricoli del made in Italy, ha ingaggiato una (discutibile) battaglia contro la coltivazione Ogm in Italia e si è battuto per tagliare la burocrazia che affligge le imprese agricole ciascuna delle quali, calcola la Confagricoltura, dedica alle pratiche amministrative 100 giornate lavorative all'anno.
Di tutto questo parla molto la Lega, nel silenzio pressoché generale di tutti gli altri partiti. Nessuna meraviglia, dunque, se anche in campagna, dopo le fabbriche, si alza la bandiera verde.
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