La manovra per il 2010 era nata a settembre in formato light, solo tre articoli in aggiunta alle consuete tabelle, e aveva una precisa missione: restare ancorata alla linea del rigore imposta dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Un chiaro cambio di rotta rispetto al passato, con cui il ministro anticipava di fatto la riforma della legge di bilancio che dovrebbe diventare operativa il prossimo anno. Restava da superare lo scoglio del passaggio in Parlamento dove la parola light è sempre risultata indigesta a deputati e senatori, così come i richiami al rigore. Fin dal suo approdo al Senato si è capito che quella di replicare il canonico assalto alla diligenza era qualcosa di più di una semplice tentazione. Complici le tensioni politiche che hanno attraversato la maggioranza, Tremonti si è praticamente trovato sotto assedio. Dai senatori del Pdl, in primis quelli di area ex An, è arrivato un nutrito menù di richieste, che si è trasformato in una vera e propria pioggia di emendamenti: dal taglio delle tasse alla cedolare secca per gli affitti.
Si è capito subito che la Finanziaria non sarebbe riuscita a mantenere il suo formato leggero. Lo deve aver capito anche Tremonti, che ha deciso di chiudere un occhio sulla lievitazione della struttura normativa della manovra, culminata nel il maxi-emendamento da oltre 200 commi depositato l'altra notte in commissione Bilancio alla Camera. Alla conclusione, o quasi, di un cammino in Parlamento, all'insegna del caos e degli stop and go, la manovra risulta indubbiamente meno light rispetto alla sua nascita. Tremonti si è concentrato soprattutto sul perseguimento del suo principale obiettivo: il rispetto dei saldi. L'impatto della manovra è salito a quasi 9 miliardi rispetto ai 4 iniziali, ma sul piatto il Tesoro ha messo solo il gettito dello scudo, come aveva fatto capire fin dalle prime battute, e qualche altro centinaio di milioni derivanti da semplici rimodulazioni di spesa. Nessuna apertura dei rubinetti e nessun via libera alla riduzione delle tasse o interventi a vasto raggio come quello sugli affitti, limitato ai terremotati dell'Aquila. L'ultimo assalto alla diligenza si è sostanzialmente risolto nell'ennesima battaglia a colpi di emendamenti e relazioni tecniche: il bottino, nonostante sia stato partorito il mostro, è stato portato in salvo dal ministro.